La teoria dell’azione o teoria dell’agire comunicativo ha più a che fare con Hegel e la sua trascendenza “castrata” già con la dialettica negativa con con Kant e i suoi trascendentali cui pure torna Husserl una volta appresa la lezione hegeliana sulla fenomenologia.
Teoria dell’azione e fenomenologia
Durante la mia attività di dottorato mi dedicai non poco allo studio della Fenomenologia dello Spirito nel tentativo di dimostrare l’assenza di fondamento dei presupposti universali della comunicazione. Detrascendentalizzare voleva dire privare tali presupposti “inevitabili” perché operanti nell’agire dalla base trascendentale. Nella sospensione dell’azione e del giudizio (epoché) questi presupposti emergono non come ideali regolativi, ma come ideali “negativi”. I presupposti della ragione e la loro fuga nell’intesa universale (Verständigung) al pari della riconciliazione (Versohnung) non era da intendersi come ideale regolativo. L’intesa universale è il silenzio degli angeli, la fine di ogni discorso, ovvero di ogni dissonanza. La dialettica va tenuta negativa perché la riconciliazione nell’universale elimina l’individuale. In questo senso i presupposti universali della comunicazione restano tensioni dell’agito, che sul piano teorico occupano posizione di valore (Stellenwert) quasi-trascendentale suggerisce Habermas.
La detrascendentalizzazione del soggetto conoscitivo
In questo rifiuto della nozione di trascendentale, in questo atto del calare in terra le divinità del cielo per così dire, era possibile recuperare una trascendenza dall’interno a patto di recuperare dello Hegel almeno il movimento della Fenomenologia, rinunciando, come fece già Adorno all’incontro con l’assoluto. In questa lettura la nota dialettica signoria-servitù non è affatto l’immagine del riconoscimento intersoggettivo e lo è molto di più e coerentemente la dialettica coscienziosità-anima bella.
L’evidenza del testo impedisce di pensare che ad Habermas e tutti quelli prima di lui si sfuggito questo dettaglio. Pare piuttosto che ci sia una volontà precisa di rinunciare all’intero Hegel dalla Fenomenologia in poi per inseguire lo Hegel degli scritti giovanili, dove lo stesso non era ancora arrivato a formula la sua nota dialettica.In questi scritti l’assoluto si configura ancora come coscienza di un popolo, sentimento religioso ed è quindi facilmente conciliabile con la dimensione, sempre conciliate del “senso comune” da cui si staccano significati in occasioni delle contese risolte nel Discorso (Diskurs).
Il fraintendimento come incontro dell’individuale
Il tentativo di dimostrare che era sempre stato così in tutto Habermas la cui produzione letteraria è sterminata sia qualitativamente (volume di autori che cita) che quantitativamente non poteva che rivelarsi fallimentare e io stesso temo non avessi sufficienti appigli teorici per chiarire innanzitutto a me stesso la teoria. Più tardi conclusi che l’incontro delle individualità avviene nel frainteso, recuperando un’intuizione brillante dell’antropologo Franco La Cecla, piuttosto che nell’intesa. Le persone si incontrano in uno spazio neutro che non è né quello nel comprendersi, né quello del non-comprendersi, ma appunto del fraintendersi. In questo frainteso si articolano le ragioni che partono dal mittente con delle intenzioni e vengono recuperate dal destinatario con altre intenzioni. Tutto funziona finché viene lasciato spazio al fraintendimento, all’apertura di significati sempre nuovi.
Allora ero troppo giovane, troppo inesperto e troppo solo nel mio tentativo. Il calo fu verticale, l’urto imponente. Frantumarsi fu però una liberazione e adesso recuperare i cocci un esercizio di stile.
tesina Hegel
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