-W%n-Der£and*: Chi crede di essere qualcuno ha già smesso di diventarlo
Chi sono?
Questa è forse la domanda filosofica per eccellenza. Se ciascuno di noi sapesse rispondere in modo appropriato, avremmo forse risolto tutti i nostri problemi. Questa però è la pagina dove intendo semplicemente presentarmi. Rimanderemo a dopo le questioni esistenziali.
Esistono due grandi patologie nella vita la filantropia e l’egolatria.
In genere i filantropi credono di avere un problema loro e mossi da questa incontestabile noncuranza di sé sono aperti al prossimo e sempre pronti ad aiutarli. I secondi sono invece convinti che il problema siano gli altri e in genere si richiudono nel loro guscio a idolatrare se stessi, i loro pensieri in una perenne critica del reale. I primi, quando si tratta di scegliere un corso di laurea, prediligono Psicologia, gli altri Filosofia. Nessuno di loro mostra spirito di concretezza e del resto partivano da due grandi macropatologie. Io ad ogni modo ho optato la per la seconda opzione, ma non ho mai disdegnato la prima.
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Della filosofia si danno mille definizioni, “amore per il sapere”, “scienza del tutto”, “scienza delle scienze”.
Annovero anche in esse la graziosa cantilena che mi sentivo sempre ripetere i primi anni di università.
“La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale si rimane tale e quale”.
La filosofia è la scienza della riflessione. E’ lo studio delle cause e dei principi primi. E’ il punto di inizio di ogni altra scienza. E’ lo sguardo totale sul tutto. E’ infine la possibilità di criticare se stessa e i propri principi. Ogni volta che non si agisce, ma si riflette, si fa filosofia. Quando la scienza riflette sulle proprie condizioni fa filosofia della scienza. Quando il diritto riflette sulle condizioni della validità delle leggi fa filosofia del diritto. Quando l’uomo riflette su se stesso fa Filosofia e basta (senza aggiungerci accanto altro). Ci sono domande filosofiche per eccellenza: “Essere o non essere” la più famosa, per l’appunto.
Tutte le scienze si sono staccate dal capace grembo della filosofia. Questa le conteneva in sé tutte e tutte hanno rinnegato la loro origine. Storcono il naso di fronte alla scienza del tutto.
La filosofia mi ha dato tanto.
Mi ha dato però anche l’illusione che riflettere sui problemi sia un modo per affrontarli. E’ piuttosto solo un modo per tenerseli ed elevarli di statura. Mi ha dato una laurea, un dottorato e una predisposizione al tutto. I filosofi vanno sempre al cuore delle cose. Se avete un problema però non rivolgetevi ad uno di loro. Ve lo comprende, ma non ve lo risolve! E sopratutto ve lo sposta e vi trova sempre una causa prima. Finito il dottorato di ricerca in Filosofia con una tesi su Habermas e un approfondimento dei temi del giovane Hegel, avrei dovuto abilitarmi all’insegnamento. Ma le scuole di abilitazioni restarono chiuse per anni. Io un po’ come l’amante che al novantanovesimo giorno si stanca, al centesimo mi ero già iscritto ad infermieristica. Dalla cura dell’anima, alla cura del corpo.
Si lo so, sono uno che ripete sempre le stesse cose, ma ti ci abituerai, su su un bel mi piace! 😉
In mezzo ci sono gli anni del volontariato. Cominciai con il fare doposcuola alla Magione, quartiere allora degradato di Palermo.
Chi sono, dunque? Forse un educatore.
Ero convinto allora che se sapevo insegnare a fare di conto ad un bambino, potessi spiegare anche la metafisica ad un adulto.
Non credo che quei bambini impararono mai granché da me, ma io imparai un sacco da loro. Furono anni meravigliosi quelli, di emozioni forti. Dal volontariato, ai Grest estivi, dalle Suore di Madre Teresa ai Gesuiti, passando per i Salesiani, Francescani e non so mio Dio quanti ordini di suore arrivai al reparto di psichiatria in Romania. Scrissi un articolo allora.
In Romania mi occupai dell’unica fascia di età che era rimasta scoperta: gli anziani. Mentre la crisi economica cominciava a dare i suoi morsi io mi ritrovai alla fine del Dottorato con un pugno di mosche in mano. Fu allora che decisi di cambiare completamente strada e mi rivolsi ad infermieristica. Gli anni di infermieristica furono più convulsi. Si fa tanto tirocinio negli ospedali. All’inizio sembra tutto un gioco. Il camice, il fonendoscopio, le prime punture. Poi diventa tutto incredibilmente serio. Il disagio, l’ansia, la morte, la cura, le responsabilità, i ritmi frenetici. Oggi sono un infermiere, ma non smetto di sentirmi un filosofo, non rinnego il primo amore, ancorché lei abbia rinnegato me.
Su su, che stiamo per finire, non mi deludere 🙂
Come succede sempre nelle migliori storie d’amore, qualche anno dopo lei ritornò da me.
Le SISSIS riaprirono, cambiarono solo nome TFA (Tirocinio Formativo Attivo). Io ero già al secondo anno di infermieristica e vi rinunciai. Sono un uomo fedele e non le perdonai mai il tradimento. Sono però anche autolesionista ed è per questa ragione che ne parlo ancora.
Questo blog nei “vecchi post” lascia traccia un po’ di tutto questo percorso. Allora andavano di moda i live space di messenger. Dopo il passaggio coatto a WordPress rimodellai un po’ lo stile blog e lo lasciai lì a prendere polvere. Ho da poco deciso che i ricordi non debbano essere seppelliti come nei cimiteri. Stare li ad ammuffire. Debbano piuttosto sopravvivere nel presente, come sostanza viva. Nel ridare vita a questo blog ho cominciato dal lievito. C’è una sessione intitolata Cucina. Mi sono poi rivolto alla grande madre, alla cara Filosofia e ho deciso che questo debba essere l’argomento principale del Blog. D’altra parte essendo lei la scienza del tutto, mi sono tenuto largo :).
Ho infine aggiunto anche le poesie che scrivevo da ragazzo e i miei disegni e separato le riflessioni più generiche dagli argomenti filosofici veri e propri.
Gli ho dato questo nome “Il barattolo delle idee”.
Il barattolo che ho in mente io è trasparente. Gli strati si depositano l’uno sopra l’altro ancora visibili, fino a riempirlo. L’effetto è molto artistico e rappresenta una metafora di quello che è la vita secondo me. Non abbiamo l’esigenza di essere una cosa sola, di portare a termine tutto, di riuscire in tutto. Le nostre esperienze sono là, con i loro successi e i loro fallimenti, i nostri ripensamenti. L’importante è tenere tutto assieme. Non rinnegare nulla. L’importante è non smettere di essere anche quei sentieri interrotti. Chi sono? Sono un barattolo da riempire!
Del vecchio blog non lascio quasi nulla. Lascio solo la possibilità di rileggerne gli articoli, che non sono riuscito a ricollocare. Mi tengo anche questo titolo -W%n-Der£and*, scritto proprio così. Lo avevo scelto allora come titolo del blog, ispirato dalla suggestione del film “Alice in the Wonderland”.
Continuo a pensare che chi crede di essere qualcuno smetta per ciò stesso di provare a migliorarsi. Lascio perciò a futura memoria anche il sottotitolo.
Rispondere alla domanda chi sono è molto complicato. Si può infatti dire cosa si è stati e cosa si intende diventare. Tutto ciò che sta nel mezzo ha bisogno di essere visto dagli altri. Giudicherete per tanto voi chi sono, se ne avrete tempo e voglia!
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