Baciami adesso pensavo. Al contrario le dicevo di andare via da casa mia perché non aveva funzionato. Era ancora lì nuda a causare la vergogna mia e di chi mi stava accanto, ma era già andata via. Il mio discorso non aveva cominciato con un “È finita”, avrei voluto parlarle di me, del mio malessere, delle cose che non andavano nel nostro rapporto. “È finita” è tuttavia quello che si leggeva nei suoi occhi nei quali non sapevo che perdermi. Erano delle enormi gocce di oceano che dal giallo arrivavano sino all’azzurro, erano brillanti e luci in quel frangente persi in un espressione che preannunciava già la notte. Proprio lei calda e misteriosa, inquieta e raggelante, luttuosa e senza parola.
Baciami adesso pensavo…
…mentre si vestiva prendendo lentamente le sue cose. Avrei voluto prolungare all’infinito quel racconto di noi, quegli istanti che erano il preludio della fine, ma non la fine. Erano il riassunto di tutto quello che c’era stato e che non c’era stato, di quello che avremmo avuto e che ci sarebbe mancato per sempre restando assieme. Erano minuti di raccolta che diventavano eterni dentro di me. Avrei potuto ricordare momenti migliori, ma perché? Tutti i nostri momenti erano dentro quell’addio. Senza che si udisse una voce o rumore di parole si mise il suo impermeabile e se ne andò.
Cosa stava uscendo da quella casa? La felicità? Il mio passato? La promessa di un futuro sempiterno? Cos’ero io lì in quel momento con lei e cosa sarei stato senza. Allora non sapevo quanta strada c’era ancora da fare, mai avrei detto che fossero tanti irti e al tempo stesso mal organizzati i sentieri del sé.
La melanconia di un’amore
Eppure in tanto vagare e rimurginare, in tanto recuperare ora questo o quel pezzo della mia storia per vedere cosa si potesse fare, mai mi è riuscito di rinunciare a quel vuoto, quell’assenza senza nome che lei era capace di incarnare nell’esatto istante nel quale stava per andare e tuttavia non era ancora andata.
I vuoto è per alcuni angoscia, per altri ansia, ossessione, paranoia e persino attrazione. Per quelli come me è melanconia. Il sentimento della melanconia è complesso da decifrare, perché è una malessere di cui sei fiero e nostalgico al tempo stesso. La melanconia è lo sguardo eternamente rivolto al passato, che proprio perché immutabile e definito al suo interno è semplicemente perfetto. Il passato per definizione è però anche assente ed è in questa assenza che per quelli come me è facile sperimentare e persino amare la propria sofferenza. Masochismo lo definirei se non fosse che rispetto al masochista noi amiamo calpestare la scena e il rumore degli applausi. Nessuno soffre più di noi, mentre il pubblico in ovazione ci ammira e qualcuno ci guarda.
Il passato è per me il luogo entro il quale serbare le mie emozioni, perché lì sono al sicuro, li posso vivermele per tutto il tempo che voglio, sempre uguali a se stesse. Come fossero bambole cerulee i protagonisti del mio racconto sono rimasti lì dov’erano, vivi eppure immoti.
BACIAMI ADESSO
“Baciami adesso!” le dissi ad un tratto e lei solo mi guardò e nemmeno mi risposte, riposo lo sguardo tra le sue cose e se ne andò, proprio lì in quel mare senza memoria, nell’abisso dei suoi oceani, nel cuore sempre vergine della promessa sposa che almeno per me non fu mai.
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