CHI HA PECCATO | ANNA BAILEY

CHI HA PECCATO

Introduzione

Ho trovato suggestiva la descrizione della famiglia al centro del romanzo. Molto realistico il contesto profondamente disfunzionale che “agisce” i diversi membri. L’isolamento tipico dei figli traumatizzati che sviluppano in difesa troppo spesso strategie narcisiste, borderline e non vere e proprie forme di ritiro schizoide. Il testo illumina benissimo sul problema centrale delle famiglie disfunzionali, all’interno delle quali all’abuso emotivo, si aggiunge presto anche quello della violenza. Non la violenza punitiva, austera dell’uomo di una volta. Quella tanto deprecata e definita educativa. Qui si tratta dell’esplosione di rabbia incontrollabile, incontenibile e demoniaca dell’uomo in preda ai fumi dell’alcol. Stiamo parlando del terrore nero che isola i membri della famiglia, li mette in allerta, crea diffidenza reciproca e l’incapacità di relazioni autentiche.

E’ la famiglia dei segreti dove le cose di cui più conterebbe parlare sono quelle che non si dicono, dove ogni volta che i membri provano a dialogare, far emergere pezzi di verità tutto viene sciolto dalla lava incandescente di una rabbia furibonda.

Il racconto pone luce sul problema della scelta. La moglie sembra inizialmente averne una. Rinuncia alla nascita del primo figlio. Questa le sembra l’unica motivazione a restare nella relazione con un uomo scoperto definitivamente e irrazionalmente violento. L’assurdo è che propria la nascita dei figli avrebbe dovuto motivare la donna, se ce ne fosse ulteriormente bisogno, ad allontanarsi dall’epicentro della violenza. Rattoppata dai discorsi del pastore della chiesa della propria città, invitata all’obbedienza, si rassegna alla sua vita grigia e anonima. Anche lei è colpevole, colpevole di aver permesso quella violenza sui figli, colpevole di averla vista ed essere rimasta in silenzio. Le vittime assolute di questi contesti in definitiva sono i figlie, che anche nel romanzo pagato i costi più alti.

Recensione

La storia si propone come un triller che ruota attorno alla figura di Abigail una giovane ragazza scomparsa nella cittadina di Whistling Ridge Colorado. L’evento suscita clamore nella cittadinanza e presto ruoteranno intorno alla sua ricerca i diversi attori del romanzo.

La ragazza scapestrata pare infatti circondata da amicizie discutibile, prime fra tutte una amica alcolizzata, Emma, che tuttavia si ostinerà nelle proprie indagini personali fino alla risoluzione del caso.

“Chi ha peccato” è un romanzo che a dispetto di un inizio lento e quasi noioso, comincia una narrazione via via sempre più incalzante, fino agli ultimi istanti letteralmente da togliere il fiato. Non sono i finali a sorpresa che sconvolgono, quando la descrizione precisa e analitica dei personaggi. “Chi ha peccato” è un romanzo che non sottrae i protagonisti dalle loro colpe e che tuttavia ne rappresenta bene le origini. Nella commedia della vita le vittime si trasformano in carnefici, persone costrette a ricavarsi i propri spazi in una cittadella claustrofobica per dimensione spirituale. Gli eventi girano tutte intorno alla chiesa della città, epicentro relazionale e megafono della voce del pastore protestante.

Tutto vengono incolpati, ma il loro peccato pare più esistenziale. Tutti perciò vengono anche assolti, dacché la loro unica colpa è essere stati messi al mondo e aver provato a resistere. Sullo sfondo di una comunità largamente polarizzata sui temi del razzismo e dell’omosessualità, la notizia di una coppia omosessuale interazziale stravolge più di quella della scomparsa della giovane ragazza. Una comunità disfunzionale stravolge la vita dei soggeti che ne fanno parte, i loro riferimenti morali e la loro capacità di giudizio. Le donne vittime di violenza domestica diventano presto responsabili di aver cagionato l’ira dei mariti, i giovani forestieri responsabili di aver deviato il sano percorso di maturazione sessuale dei figli.

Man mano che il racconto si articola emerge un contesto angosciante, dova la stessa protagonista viene via via riscattata, come pure tutti i personaggi principali. Il peccato finale è quello che emerge alla fine è assolve tutti persino chi lo ha commesso. La linearità della narrazione offre poche zone grigie, pochi spazi di ambiguità caratteriale. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” pare l’unico messaggio che si vuol dare. Nel buio di una famiglia quale quella di Abigail, le linee dei personaggi sono quasi caravaggesche, tracciate con colpi precisi a illuminare solo pochi punti di luce, su un buio nel quale le diverse sagome si somigliano un po’ tutte. Emerge il valore dell’amicizia, il valore della diversità e la potenza assolutrice dell’amore, che è l’amore omosessuale innanzitutto, ma anche materno alla fine. Il colpo di scena finale è escatologico.

La scrittrice sembra orientata nella sua narrazione, per cui emergono poco alcuni temi controlaterali. Le responsabilità di un ambiente disfunzionale vengono tutte attribuite al titolo maschile della coppia. La violenza selvaggia, cieca e tiranna sembra non avere quasi nessuna contropartita. La mamma di Abigail è un profilo dimesso, silenzioso, passivo che emerge solo nel riscatto finale che la rende chiaramente colpevole eppure redenta. Ciò che trascura il romanzo è la circolarità del rapporto vittima-oppressore, la possibilità che ha la vittima di essere a sua volta fonte di angoscia per chi sta sotto di lei (in questo caso i figli). Non emerge la funzione del femminile nel vecchio contesto patriarcale che pure prova a descrivere, di “regina della casa”. Questa semplificazione giova alla narrazione che si fa densa, che incanala presto tutta l’attenzione sul mostro finale, ma fa scemare l’interesse introspettivo sui personaggi centrandosi quasi definitivamente sulle ultime pagine sul Plot. Gli intrecci narrativi vengono ad arte interroti e lasciati in sospeso per poi essere ripresi e questo tiene alta l’attenzione del lettore

La luce alla fine comunque arriva ed è una luce di speranza, la luce del perdono che i protagonisti imparano a dare innanzitutto a se stessi.

Conclusioni

Chi ha peccato è un libro che merita di essere letto, che non rilassa in vacanza, ma di sicuro tiene impegnati. Un libro stranamente moraleggiante che potrebbe risultare eccentrico nelle conclusioni, quasi poco credibili da fiaba contemporanea del “vissero tutti felici e contenti”.

Voto

4/5

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