Campanella: Riassunto. La città del sole, la prima grande utopia

 

Tommaso Campanella, vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento, ma ancora legato, come cultura e mentalità, al primo di questi due secoli, in quanto del tutto disinteressato a quella che fu, come vedremo, la grande novità del Seicento, cioè la nuova scienza. 

Vita e Opere

Gian Domenico Campanella, nato a Stilo (Calabria) nel 1568, prese il nome di Tommaso. Entrò nell’ordine dei domenicani. Insoddisfatto della sua formazione scolastica, aderì ben presto alla filosofia di Telesio. A causa di ciò ebbe delle noie con l’Inquisizione, che su- però abiurando.

A causa della sua partecipazione ad una congiura, che mirava a rovesciare la dominazione spagnola sul regno di Napoli, fu condannato a morte. Si finse però pazzo. Ottenne così la commutazione della pena nel carcere a vita. Liberato dopo ben ventisette anni, rimase per un certo tempo a Roma. Nella città eterna pur non condividendo il sistema copernicano, prese le difese di Galilei e fu in buoni rapporti col papa Urbano VIII. Nuovamente sospettato di congiure antispagnole, fuggì in Francia, dove fu ospite del re Luigi XIII e del cardinale Richelieu. Ivi morì nel 1639.

Le sue opere più importanti sono: Philosophia sensibus demonstrata, Del senso delle cose e della magia (in italiano), Metaphysica (18 libri), Philosophia realis (raccolta comprendente Physiologia, Ethica, Economica, Politica), Philosophia rationalis (raccolta comprendente Dialectica, Gramatica, Rhetorica), Apologia pro Galileo e la Città del Sole.

La realtà è pervasa di sensibilità

Campanella concepisce l’intera realtà come pervasa di sensibilità. Tutte le cose sono dotate di senso, quindi di vita e di anima. L’uomo si differenzia dagli altri esseri perché possiede una sensibilità più complessa. Come ogni altra realtà, è dotato anzitutto del senso di sé, cioè della percezione del proprio essere. Questo è definito da Campanella sensus inditus, vale a dire senso interno, o innato.

Questo senso di sé rimane tuttavia celato, cioè non perviene alla piena coscienza, ed è detto perciò sensus abditus («senso nascosto»). Si disvela quando l’uomo percepisce qualcosa di diverso da sé, cioè quando ad esso non si aggiunge una nuova sensazione. Questa è detta sensus additus («senso aggiunto»). Mediante questa, l’uomo percepisce di essere stato modificato da un’altra cosa. In tal modo prende pienamente coscienza di sé.

La metafisica di potenza sapienza e amore

Questa teoria della conoscenza è di tendenza fondamentalmente sensistica. Malgrado la valorizzazione dell’autocoscienza che essa comporta viene poi completata da Campanella con una metafisica di tendenza neoplatonico-agostiniana. Secondo questa visione tutte le cose possiedono tre caratteristiche fondamentali o «primalità», che sono l’impronta in esse del Creatore. Si tratta di potenza, sapienza e amore.

Ogni cosa, infatti,

Questa presenza degli stessi caratteri in tutte le cose giustifica, secondo Campanella, tanto la magia, quanto l’astrologia. Giustifica vale a dire tanto l’intervento dell’uomo sulle forze naturali, quanto l’influenza degli astri sulle vicende umane.

Il legame delle cose con Dio

Il legame che unisce fra loro tutte le cose è interpretato, infine, da Campanella come un legame che unisce tutte le cose a Dio, cioè come una «religione» (religio da religare, legare insieme). Perciò, a suo giudizio, tutte le cose possiedono per natura un senso di dipendenza da Dio, che si può chiamare religione naturale. Le religioni rivelate altro non sarebbero che l’espressione di questa religione naturale, anche se il cristianesimo è considerato da Campa

 

nella la più alta fra tutte e, quindi, la religione vera.

La città del sole

Questa concezione della religione porta il filosofo a teorizzare una politica di tipo teocratico. Secondo quest’ultima tutti i popoli devono essere sottomessi a Dio in un unico regno universale. Alla testa del Signore deve stare inoltre il papa in quanto unico legittimo rappresentante di Dio in terra. Nella Città del Sole Campanella ci ha lasciato un’utopia politica del genere di quella di Tommaso Moro. lo scopo è quello di indicare come dovrebbe essere, lo Stato ideale. Uno Stato che probabilmente egli cercò anche di instaurare attraverso le sue attività di congiurato, una sorta di teocrazia papale.

Egli immagina, infatti, uno Stato composto da uomini dediti al culto del Sole (concezione di chiara origine neoplatonica). Governato in forma monarchica  (con elementi aristocratici) da un sommo Sacerdote, chiamato lui stesso «Sole» o anche «Metafisico». Quest’ultimo prescrive non soltanto i doveri civili, ma anche quelli religiosi.

Il “comunismo” di Tommaso Campanella

In questo Stato non devono esistere né la famiglia né la proprietà privata. Queste sono considerate da Campanella altrettante minacce all’unità e alla compattezza dello Stato medesimo. Dal punto di vista sociale pertanto vige in esso un regime di totale comunione sia dei beni che delle donne.

Persino gli accoppiamenti tra uomini e donne devono essere programmati dallo Stato in vista di un miglioramento qualitativo della stirpe. Alla base dello Stato deve stare, inoltre, il lavoro, quale unico fattore capace di differenziare i cittadini in base ai loro meriti.

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