San Paolo e la nascita del cristianesimo: percorso storico

Il messaggio cristiano: le origini

San Paolo: Il periodo compreso tra la vita di Gesù di Nazaret e gli inizi del III secolo vede costituirsi progressivamente il cristianesimo come religione autonoma. Gesù è un ebreo palestinese il quale non intende fondare una nuova religione. Egli vuole portare a Israele il messaggio di Dio. Intende porgere l’invito ad entrare nel “regno” preannunciato da lui stesso. Questo nell’attesa dell’imminente intervento divino che cambierà l’universo distruggendo il male. Né i suoi discepoli diretti né San Paolo pensano dunque di fondare una nuova religione. Sono convinti che la morte e la resurrezione di Gesù segnino una svolta. Si tratta dell’universalizzazione del messaggio del Cristo. Gesù parla a tutti i popoli e non ai soli ebrei.

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Chi era Gesù

La figura di Gesù, per le fonti storiche di cui disponiamo, è quella di un piccolo artigiano. Questi verso la fine degli anni Venti del I secolo svolge un’attività di carismatico itinerante. Egli percorre i villaggi della sua regione natale, la Galilea, e forse qualche località delle regioni limitrofe. Si tiene lontano dalle città vere e proprie, ma si reca – non sappiamo se una o più volte – in Giudea, a Gerusalemme. Qui a quanto pare predice l’imminente distruzione del Tempio. Una profezia avanzata anche da altri “profeti” ebrei negli stessi decenni. Arrestato dai Romani, che all’epoca governano direttamente la Giudea, viene condannato come ribelle dall’autorità romana. Gesù è crocifisso probabilmente nell’aprile dell’anno 30.

Il gruppo di discepoli che ha riunito intorno a sé, dapprima disperso, si ricompone presto. Costoro sono convinti che Dio, nonostante la fine infamante di Gesù e anzi proprio attraverso di essa, lo abbia sostenuto e ancora sostenga la sua causa.

Le diverse fonti antiche

Queste mostrano che al centro della sua predicazione vi è il regno di Dio. Che Dio sia re dell’universo è un principio riconosciuto. Certi ambienti in Israele affermano però che egli permette nel presente che potenze spirituali malvagie dominino il mondo. Ben presto tuttavia interverrà per sconfiggerle e imporre definitivamente la sua sovranità, nonché il dominio d’Israele sugli altri popoli.

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Il movimento suscitato da Gesù è dapprima un movimento di “risveglio” interno a Israele. Ha il suo centro in Gerusalemme e la sua direzione nel gruppo dei dodici apostoli. Successivamente il messaggio cristiano si diffonde in numerose direzioni, incontrando tuttavia una crescente ostilità da parte delle autorità religiose ebraiche. Queste si impegnano in una dura repressione nei confronti degli ebrei che antepongono Gesù alla Legge.

Si distingue in questa repressione un ebreo di Tarso: San Paolo.

Paolo di Tarso in Cecilia, porta un doppio nome, semitico e greco: Saul e Paolo. Nelle sue lettere, anni dopo, egli afferma di avere avuto una rivelazione del Cristo resuscitato. Il Dio d’Israele non chiede che la fede in Cristo per riconciliarsi con lui, e lo invia ad annunziarlo ai non ebrei. Questa fede definisce ormai un nuovo popolo di Dio, formato di ebrei e non ebrei, del quale l’osservanza della Legge non costituisce più un tratto identitario. In seguito alla rivelazione, Paolo sviluppa un’attività missionaria su grande scala. Diffonde il messaggio cristiano in Asia Minore e in Grecia, attirandosi però largamente l’ostilità di ambienti giudeo-cristiani fedeli all’osservanza della Legge.

Arrestato dai Romani a Gerusalemme, viene trasferito a Roma. Qui giunge probabilmente verso il 58 e resta con ogni probabilità sino alla morte, attorno al 64. San Paolo realizza un’impresa missionaria complessa, pianificata e ben organizzata. Si serve perciò  di collaboratori capaci. Famose sono le sue lettere alle chiese che ha fondato ed in particolare alla chiesa di Roma. Queste  rappresentano i più antichi documenti cristiani che ci siano stati conservati. Permettono di conoscere questo personaggio eccezionale e la sua riflessione teologica profonda e radicale.  Riflessione che è imperniata sul rovesciamento dei valori che il Dio d’Israele. Valori che come sappiamo condussero alla morte del suo figlio Gesù. Le sue riflessioni legate alle esigenze create dalle vicende delle comunità per cui scrive, contengono alcune intuizioni fondamentali per tutta la storia e la dottrina successive del cristianesimo.

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L’attività missionaria di San Paolo

Secondo gli Atti degli Apostoli, giungendo in una città, San Paolo Paolo si rivolge dapprima agli ebrei. In un secondo momento dopo un successo modesto e molte resistenze, si orienta verso i “gentili” incontrando ben maggiore disponibilità. San Paolo interpreta il battesimo, rito d’ingresso nella comunità certo precedente a lui, come partecipazione mistica alla morte di Gesù.  Simboleggia un pegno della partecipazione futura alla sua resurrezione. Egli avvia la comunità a un itinerario di crescita spirituale che s’inizia sotto la sua guida, subito dopo la fondazione della comunità stessa. Prosegue dopo la sua partenza, quando egli continua a seguire la comunità mediante le sue lettere.

Pluralità, ortodossia ed eresia

Il II secolo vede compiersi processi decisivi che hanno segnato definitivamente le caratteristiche del cristianesimo. Si tratta dello sviluppo di un sistema di poteri strutturato, in cui ciascun gruppo locale di comunità viene posto sotto la guida di un “vescovo” unico. Avviene anche la redazione di testi scritti intesi a conservare la memoria delle origini e progressivamente soggetti a una selezione dalla quale sarebbe emerso il Nuovo Testamento. Infine i gruppi di credenti in Gesù legati all’osservanza della Legge vengono progressivamente discriminati. I pagani considerano Gesù come semplice uomo. Rifiutano perciò le teologie cristiane che svalutano il mondo materiale e fanno risalire il messaggio di Gesù a un Dio diverso e più grande di quello che si è rivelato a Israele. Infine si vedranno da parte dei cristiani gli sforzi di accreditare la loro religione come la miglior possibile da servire alle autorità politiche come volere di Dio.

Pluralità di forme di cristianesimo

Fin dai primi decenni successivi alla morte di Gesù, scritti diversi propongono interpretazioni differenti della sua e del modo in cui egli dà la salvezza. Il Vangelo più antico che ci sia rimasto, quello di Marco (70 ca.). Sottolinea che la messianità di Gesù si manifesta – contrariamente a tutte le attese relative al messia – nella sua passione e morte. Queste sfociano nella sua glorificazione da parte di Dio mediante la resurrezione.

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Il Vangelo di Matteo (post 70) propone un Gesù fedele alla Legge, ma in polemica contro l’interpretazione dei farisei e a favore di una sua radicalizzazione. Il Vangelo di Luca (probabilmente della fine del I secolo) indica in Gesù il portatore della misericordia di Dio che si apre ora a tutte le genti. Non a caso questo autore prolunga il Vangelo con gli Atti degli Apostoli. Il Vangelo viene annunziato dapprima a Israele e portato ai gentili che lo hanno accolto più degli ebrei. Tale passaggio è simboleggiato dal fatto che il racconto inizia a Gerusalemme e termina a Roma. Il Vangelo di Giovanni è invece databile tra la fine del I e l’inizio del II secolo.

C’è anche il Gesù del Vangelo secondo Tommaso

Questi indica la via della salvezza nel processo di scoperta di Dio nell’intimo di ciascuno. Mediante un’ascesi che allontana lo spirito dai valori di questo mondo è possibile la redenzione. Il Gesù del Vangelo degli Ebrei, conservato solo per frammenti, che indica in Gesù la dimora definitiva della Sapienza/Spirito di Dio. Sapienza che non ha potuto trovare stabile abitazione in nessuno dei profeti ma si può ora incontrare in lui come “Figlio primogenito che regna in eterno”. abbiamo ancora il Gesù del Vangelo di Pietro, in cui si racconta minuziosamente la Passione di Gesù come adempimento puntuale delle Scritture. Esiste poi anche il Gesù dell’Ascensione di Isaia, essere divino disceso di nascosto attraverso i cieli e divenuto uomo in apparenza.

A ciò si aggiungono i sistemi teologici di alcuni maestri cristiani che tentano una lettura del cristianesimo capace di rispondere ai grandi problemi della filosofia del tempo. Tra questi rientrano le dottrine che i loro avversari definiscono “gnostiche”.

La teologia di Marcione

Una dottrina solo per certi versi simile a quella delle sette gnostiche viene data da un teologo, Marcione. Attivo intorno al 140, il quale afferma che al di sopra del Dio creatore, un Dio limitato e meschino che si è rivelato a Israele, esiste un altro Dio, perfetto. Il Dio autore di un mondo trascendente e spirituale e la cui natura s’identifica con l’amore. Questo Dio perfetto considera gli umani interamente creature del Dio inferiore. Mosso a compassione dalla condizione degli umani, spietatamente tiranneggiati dal loro creatore, il Dio buono ha inviato Gesù per liberarli. Liberarli da una pretesa salvezza legata all’obbligo di osservare una Legge che, come il Dio suo autore, rende male per male. Legge che è orientata all’affermazione di sé sull’altro.

San Paolo sarebbe il solo ad aver compreso Gesù. Lle sue lettere, con il Vangelo di Luca che Marcione considera ispirato da San Paolo, rappresentano dunque il solo luogo dove si possa incontrare l’autentico Vangelo. Marcione ritiene di dover procedere a produrne una forma riveduta, liberata dai riferimenti positivi alle Scritture degli ebrei.

La costituzione del Nuovo Testamento

Abbiamo in Marcione, per la prima volta, l’idea della costituzione di una raccolta chiusa e normativa di scritti cristiani. Essa mette all’ordine del giorno la questione dell’affidabilità delle diverse tradizioni che circolano nelle Chiese. Ne segue la progressiva costituzione di un Nuovo Testamento. Questo rappresenta una selezione che esclude una serie di scritti giudicati inaccettabili.

Conclusioni

Questa concorrenza di modelli di cristianesimo generò una reazione intesa a definire lo spazio di ciò che era accettabile come realmente fedele alla predicazione di Gesù e dei suoi discepoli. Occorreva elaborare un modello capace di risolvere i grandi problemi che si erano presentati ai cristiani dei primi due secoli. Le questioni principali da affrontare erano:

1 – La natura di Dio, il suo rapporto con il mondo creato e con l’umanità,

2 – il suo rapporto più specifico con Israele e il valore della rivelazione accordata a quest’ultimo,

3 – la persona e l’opera di Gesù, i criteri di validità della tradizione su Gesù e il Vangelo,

4 – il rapporto tra la fede in Gesù e le filosofie e religioni che l’avevano preceduta.

Queste questioni saranno poi legate all’esigenza di creare un sistema teologico coerente e univoco. Per far ciò i padri fondatori attingeranno a piene mani dalle categorie filosofiche greche. In particolare a Platone, nella versione offerta da Plotino. Il neoplatonismo in particolare offriva la possibilità di riorganizzare l’architettura teologica intorno al concetto di Uno. Rendeva conto della creazione ex nihilo (dal nulla). Con la sua teoria della derivazione della male e della materia dal bene e dalla luce risolveva poi il problema dell’origine del peccato. La codifica di un codice universale fu il primo passo verso la canonizzazione del messaggio cristiano e la nascita della Chiesa come autorità politica e morale.

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N.B.: L’articolo è tratta da un libero rimaneggiamento dei temi affrontati in:

Storia della filosofia. Per le Scuole superiori,

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