Zingaro come me: sogni di vento.

Io Rom

E tu mi respingevi e ti opponevi alla mia testa piena di vento, mentre io continuavo a fissarmi su forme corporee e carne, accusavo la carne, e, spirito errabondo, non sapevo ritornare a te, e nel mio vagabondaggio mi perdevo in cose che non sono in Te, non sono in me, né in materialità di corpo.Agostino, Confessioni

Fu così che il mio spirito errante divenne zingaro. Così intrapresi questo lungo viaggio, questi mille passi messi in fila. Fu così che lasciai la casa del padre e le cose dovute. Così che misi il sacco in spalla e me ne andai. E non avevo parole il primo giorno, mentre il secondo le mie parole divennero il mondo. Al terzo folate di vento, il quarto giorno il mio viaggio non era più solitario e il quinto avevo già ricordi. Il sesto divennero sorrisi, il settimo è là da venire. E ancora cerco, ancora trovo ed in questo cercare e trovare non sono più bene dove volessi andare. In questo trovare dimenticai da dove ero partito. In questo cercare, la ricerca stessa divenne la meta del mio vagare.

La verità è che lo zingaro non lascia compromessi al cuore. Non lascia possibilità di esprimere posizioni intermedie: o si odiano o si amano. La verità è che in tutte le idealizzazioni e i salti di immaginazione, lo zingaro è l’uomo libero.

Zingaro come me

“Quando camminate a piedi nudi come potete dimenticare la terra?” (Jung, La saggezza orientale, Boringheri, 2007, 46),

Lo zingaro è quello che non si fissa in questa o quella cosa, ma in tutte le cose cerca la sua felicità. Tante volte capita di lasciarsi prendere dallo sconforto, ognuno per la sua ragione, ognuno con i suoi perché. Stare con loro però ti cambia a patto che tu volessi cambiare già. Passo passo, parola dopo parola, capisci che qualcosa abbiamo sbagliato, che il prezzo del benessere è la totale assenza di relazioni e che le relazioni fanno l’uomo.

Capisci che il denaro è uno strumento, com’erano prima le bacche e gli animali selvatici, che la casa non è un luogo fisico, ma lo spazio degli affetti e che per quelli c’è posto sempre, anche quando le pareti sono di cartone e il tetto è d’amianto.

Comprendi che nessuno può programmare il futuro e che non serve poi a tanto progettare e farneticare, perché il presente è l’unico tempo che conosci, perché il presente è l’unico tempo che vale la pena vivere. Capisci che l’uomo non è mai solo e che non dovrebbe mai vivere da solo, che una comunità è più forte, nella gioia e nel dolore, nella maternità e nella morte. Capisci che un bambino vive meglio assieme ad altri bambini e che il quel gioco c’è tutta la spontaneità perduta, c’è libertà.

La verità è che mentre provi a cambiare loro, piano piano cambi tu.

La frenesia del consumismo, le smanie di successo, l’arroganza del più forte, la paura della solitudine e l’ansia da prestazione tirano giù dal cuore alla pancia i tuoi sogni, le tue aspirazioni e i tuoi desideri, depredando lo spazio dell’uomo. Loro ti insegnano invece a stare di nuovo con l’adolescente. Il suo tempo infondo non è mai passato. Sognare è cosa più importante che vivere. E questo lo capisci guardando loro, il loro modo di fare, quell’incoscienza che non li lascia calcolare, quel prendere dalla terra, senza prepararla alla semina. Riconosci quella fede originaria che li porta a fidarsi della vita anche quando è crudele e pare accanirsi contro di loro. La natura dacché veste e nutre tutti gli animali, tanto più si preoccuperà di nutrire e vestire loro.

Guardi e capisci che tutto quel che hai non conta nulla, perché le cose che hai restano strumenti, mezzi per la felicità e non fini in sé. Capisci che forse il vagabondare ha il senso della ricerca e la ricerca è il senso dell’esistenza propriamente umana:

non prendete nulla per il viaggio né bastone né borsa né soldi né due tuniche per ciascuno. E ancora – quando entrate in casa, restate là finché riprenderete il cammino?

Non sia che quando la ricerca s’arresta, perciò stesso s’è persa la verità?

I giochi d’acqua

Anche oggi mentre gioco con i miei bambini a rincorrermi sotto i getti d’acqua degli idranti, penso che questo giorno non è trascorso invano. Per un momento mi dimentico dei miei pensieri e dei pensieri che loro stessi ormai da un po’ di tempo mi danno. Mi dimentico delle espulsioni, del razzismo e della legge sulle immigrazioni. Mi dimentico dei miei fallimenti, del percorso di studi troncato e del lavoro che non si trova. Dimentico dei bambini che non vanno a scuola e della lezione di domani.

Tra quella pioggia scostante e il profumo di terra che sale, tra le rincorse scivolose e gli schiamazzi, tra l’invidia della gente che passeggia accanto col cane e mai troverebbe il coraggio di inzupparsi di mare, mi rendo conto che anch’io ho voglia di rialzarmi e riprendere a camminare.

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