Eroi del nostro tempo: noi come Vitruvio

 È un epoca strana la nostra. Viviamo la celebrazione dell’esteriorità, dello spazio pubblico e dell’idolatrazione del sè, degli eroi. L’intimità, la dimensione del privato, la relazione viene continuamente violata. Di questa violenza non siamo però nè vittime, nè complici, ma proprio responsabili. L’io in questa epoca non è dissolto, ma esploso, in modo tale che tutto ciò che era dentro salti di colpo fuori a macchiare lo schermo di un pc, o tablet o telefonino. Gli schizzi tracciati sul muro dei social, che scorre inesorabilmente verso il basso, sono residui organici del sè. Elementi deteriorati dell’io che osserviamo come fossimo medici d’autopsie. Queste nature morte sono in realtà decomposte. In questa vuota presenza ogni lacerazione viene fotografata e l’immagine, che perde il calore delle cose vive, non trasmette neanche l’olezzo delle cose putrefatte.

Gli eroi di un Dio minore

Quando diverremo grandi saremo ancora più piccini e il mondo che gira dall’inizio del tempo ci guarderà dall’alto della sua infinita grandezza. Resteremo solo noi a coprirci di stelle, mentre l’interno universo si piegherà per accoglierci. Torneremo piccini come le stelle del firmamento. Per allora la nostra grandezza sarà un piccolo punto luminoso, disperso nel mare infinito della sera. Il nero ci coprirà come il lenzuolo caldo nel grande inverno della vita. Saremo finalmente diventati cioè che eravamo fin dall’inizio: terra. Siamo nati sottraendoci alla terra e la terra ci rivuole indietro. La nostra grandezza diventerà piccina, come le cose che volevamo e che non siamo stati. L’universo delle possibilità che non abbiamo scelto si concentrerà in un solo punto e finalmente saremo per davvero noi. Diventeremo tutte le scelte che non abbiamo fatto. Saremo l’unico mondo infinito di tutti i mondi possibili. Solo allora la nostra grandezza brillerà per sempre.

Svegliarsi dal sonno: un viaggio alla scoperta di sé

Una volta che siamo cresciuti, che i vecchi obiettivi di conquista del mondo sono stati messi in soffitta, è ancora possibile essere eroi di se stessi? Cosa succederà quando alla fine dei nostri giorni avremo fatto un resoconto dettagliato della nostra vita e troveremo i cassetti dell’anima vuoti?

Col tempo si impara a ridimensionare tutto, a non schierarsi in  maniera precisa e netta verso qualcosa. Si capisce che la realtà è solo un frammento di verità e che la normalità è una costrizione. Gli eroi non solo non esistono, ma anche se esistessero non verrebbero certo a salvarci. Perché mai dovrebbero? Uscire dalla gabbia del dovere è praticamente impossibile.

Il tempo è un eroe sconosciuto che crea la storia di noi miseri umani.

Forse è solo che quei piani e quei progetti non “sapevano proprio da fare” ed allora l’eroe non li affossa né li rovina, ma solo ne indovina la sorte. Forse l’animo si inaridirebbe come fa la terra senza la pioggia se su di lui battesse sempre il sole.  Allora l’uomo ha bisogno del dolore, per dirigere dentro sé i brutti momenti, per trasformarli entro se in esperienza, per far si che la felicità a venire abbia il suono della realizzazione e non il ritmo soave quanto effimero del carpe diem.

 

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