I pensieri e la realtà si dovrebbero corrispondere, come i due amanti, nella danza dell’anima. Le cose accadono solo quando possono accadere, quando sono anticipate dai nostri pensieri. Se è vero dunque che “niente accade per caso” è anche vero che questo destino, non è per noi imperscrutabile. Si tratta della volontà universale presa come tale, cui si accede solo rinunciando al Sè, alla propria pretesa di controllo e sentimento di grandiosità.
Se nella vita per essere felici abbiamo solo bisogno di orizzonti di senso, allora la felicità è innanzitutto una questione semantica. Siamo solo fintanto che siamo capaci di significare (per qualcun altro). La danza dell’anima non è perciò un ballo solitario, ma a due.
La felicità non è un possesso né uno stato. È piuttosto un sentimento. Ci si sente felici quando non si dipende più dal giudizio altrui, quando si guarda a se stessi con schiettezza, quando siamo in grado di fidarci degli altri senza aspettarci che l’altro accontenti le nostre aspettative su di lui. Cos’è la felicità? Abitare se stessi senza dubitare mai.
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