HOMO FABER FORTUNAE SUAE

L’espressione Homo Faber Fortunae suae è attribuita ad Appio Claudio Cieco (350-271 a. C.). Viene resa con “L’uomo è artefice del proprio destino” e recupera splendore con il pensiero rinascimentale. Utilizzata tra gli altri da Marsilio Ficino, come pure da Pico della Mirandola.

Personalmente la renderei con L’uomo che opera nel mondo, si rende responsabile del proprio destino.

La volontà (individuale) si lega al destino (universale) attraverso le opere (il fare) capace di generare cambiamento. “L’universo non ti da ciò che chiedi con in tuoi pensieri, ma con le tue azioni (S. Maraboli)”.

L’uomo faber è copula mundi

L’uomo è percio “Copula mundi” (M. Ficino). In quanto “Homo Faber” e non semplicemente “Homo sapiens”. Nel suo fare nel mondo, diversamente che nel suo pensare il mondo (pensare dove tutto è sempre coerente, giusto o sbagliato ecc.) l’uomo incontra/scontra la realtà, l’altro da sé, ciò che accade appunto a prescindere dalla sua personale volontà.

L’idea dell’Homo Faber non è perciò quella dell’uomo che realizza sempre la proprio volontà se solo vuole abbastanza. Il rinascimento italiano NON è sulla stessa lunghezza d’onda del protestantesimo nord Europeo, che pure nasce in quegli stessi anni e che piuttosto vi si contrappone.

Se tutto potessimo sempre realizzare ciò che vogliamo saremmo di fatto onnipotenti o degli illusi fate voi.
L’Homo Faber è piuttosto RESPONSABILE del proprio destino, se ne fa carico come qualcosa che gli appartiene, anche quando non lo ha determinato. In questo senso è un anello di congiunzione tra l’individuale (la sua volontà) e l’universale (il destino).

Si è responsabili di ciò che ci accade


Può sembrare ingiusto doversi assumere la responsabilità di ciò che ci accade, anche quando l’evento non dipende assolutamente da noi. Magari guidando per sbaglio investiamo qualcuno, oppure facciamo un intervento chirurgico recidiamo per sbaglio un arteria, persino se camminando un calcinaccio di finisce addosso, come pure di fronte a malattie terribile per scendere sempre più in basso verso incontri amorosi finiti male, professori troppo severi ecc. Ci sono vale a dire degli accadimenti che dipendono solo in parte dalle nostre azione, altri che non lo dipendono in nessuno modo (alluvioni, guerre ecc.).

Assumersi la responsabilità del proprio destino, non vuol dire materialmente averlo prodotto. Se tutta la nostra volontà si realizzasse per intero saremmo semplicemente onnipotenti. Allor quando si realizzassero disgrazie saremmo semplicemente masochisti. Insomma non può essere questo il pensiero che sta dietro l’ide dell’Homo Faber.

Chi si assume la responsabilità del proprio fare, si assume la responsabilità anche delle conseguenze delle proprie azioni, anche ove queste non hanno prodotto i risultati sperati, come pure dei contesti nei quali si ritrova, anche quando non è stato lui a realizzarli.

L’uomo si realizza nelle sue opere

L’Homo faber non si piange addosso quando le cose non sono andate come voleva, ma opera nel mondo realizzando volta per volta ciò che può con gli strumenti che ha. In questo senso ritiene SE responsabile di ciò che accade e non gli altri. A ben vedere questo è poi il vero motore del cambiamento, dacché l’unica cosa che posso ragionevolmente pretendere di cambiare sono proprio i miei comportamenti, non quelli degli altri.

Faccio un lavoro frustrante? Posso cambiare lavoro non pretende di cambiare l’atteggiamento del mio superiore. Sono dentro una relazione tossica? Posso provare a cambiare il mio comportamento non quello dell’altro e così via. Persino ove non ho nessuna colpa posso sempre cercare di fare ciò che posso con gli strumenti che ho.

Resilienza e capacità di trasformazione

Un esempio concreto e commovente

I momenti bui possono sempre essere occasioni di crescita, trasformare il dolore in opportunità per sé e per gli altri è sempre possibile, anche quanto l’evento non ci appartiene in nessun modo e non è in nessun modo modificabile.

Questo straordinario ragazzo ha avviato un canale youtube. Non ha determinato gli eventi, non li ha potuti (purtroppo) modificare in nessun modo eppure gli ha dato un nuovo orizzonte di senso. Li ha trasformati dando un messaggio di speranza, conforto a sé e alle tante persone che vivono questa tragica condizione. Le persone spesso vengono cosificate di fronte alla malattie, trattate come macchine da riparare. Ci si dimentica troppo spesso che hanno un anima e dei bisogni di cura che sono più complessi. Hanno bisogno di comunicare il loro dolore, di essere visti non in funzione della loro malattia ma di quello che sono.

Provare a cambiare tutto questo costruendo un canale youtube ha significato esattamente rendersi responsabili del proprio destino. Pilotare un evento che non abbiamo in nessun modo determinato, farcene carico, operando un cambiamento nel mondo.

Questo ovviamente è un esempio estremo, mi pareva tuttavia un bellissimo esempio di Homo Faber, Copula Mundi come lo ebbe a definire Marsilio Ficino.

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