Soggettività e intersoggettività in Habermas

Lo spazio dell’intersoggettività che si apre attraverso il linguaggio è stato il tema della mia tesi di laurea che ha avuto come autore Jürgen Habermas. Già nella tesi di laurea l’idea era dimostrare come la cosiddetta svolta comunicativa nel pensiero dell’ultimo erede della scuola di Francoforte non fosse affatto una svolta, ma il risultato di un preciso intento di risolvere ab origine il paradosso della modernità. Temi che poi ho approfondito in occasione della tesi di dottorato.


L’intersoggettività come spazio fondante

Da Cartesio in poi pare infatti impossibile fondare su di sé l’Io senza cadere nella nota circolarità di un pensiero che piuttosto che fondarsi senza presupposti accetta surrettiziamente presupposti non fondati. La critica radicale, ovvero totale, non pare dunque possibile e qualcosa resta sempre fuori dallo spazio fondativo della ragione. I presupposti infondati sono strutture quasi trascendentali che si dispiegano nella spazio discorsivo della parola. L’intersoggettività è dunque il luogo dove la soggettività si dispiega e trova il suo fondamento.

La tesi di laurea che mi valse la menzione fu il risultato di vicissitudini interne ben più penose. Una storia finita, un viaggio a Berlino e un esito inaspettatamente di successo che probabilmente peggiorò l’avvenire, rendendomi ostinato rispetto all’errore. Oggi ripubblico questo lavoro incipiente non senza nostalgia per quegli anni che avrei potuto godermi con meno affanno, ancora poco consapevole delle asperità del mondo veramente adulto.

Tesi di laurea 

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