Il codice della vita: un linguaggio di 4 caratteri
La legge che regola tutte le cose
“Il cielo sa le ragioni e i disegni dietro tutte le nubi, e anche tu lo saprai quando ti eleverai così in alto da vedere oltre gli orizzonti” (Richard Bach)
Il destino e la volontà: storia di un’eterna lotta
Atarassia e destino ineluttabile
Il cristianesimo e l’annullamento della volontà
Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,continuano a scorrere
Come uscire da questa impasse?
Il peccato originale
Il paradosso della fede
A guardalo bene il peccato originale è un peccato di finitezza, connaturato all’uomo proprio perché essere finito, cioè dotato di scelta. Si arriva così alla fede, che Kierkegaard intende bene come paradosso morale. Riporre tutta la volontà nel logòs ci ha condotto al paradosso della tripartizione degli attributi di Dio, che non può essere ad un tempo onnisciente, onnipotente e bontà infinita.
Il “paradosso” è propriamente un cortocircuito della ragione, un accettare senza volere o potere capire le ragioni per cui le cose accadono. L’atarassia si trasforma alla fine in devozione, che può essere intesa come supina accettazione di un destino, che si accetta come “giusto”, anche quando è severo e grava su di noi come risultato della nostra colpa, se non individuale almeno originaria.
Il puro volere e la ribellione dell’animo inquieto
La libertà: l’insostenibile leggerezza dell’essere
L’homo faber di cui parlavano i rinascimentali è dunque il giovanotto che si ribella al destino che per lui era stato scritto, essendo fermamente convinto che con il suo operato possa contrapporsi al fato. Egli è dunque libertà pura che impone al destino senza dargli alcuna alternativa. Insieme alla libertà l’individuo scopre tuttavia la responsabilità.
Egli non ha più colpe che gli appartengono in quanto insite nella sua intima natura, ma di cui infondo, proprio per questa ragione, non ne è responsabile. Tuttavia l’affermazione della propria libertà comporta il farsi carico delle conseguenze inevitabili delle proprie scelte. Mentre c’è sempre l’assoluzione per i propri peccati, non c’è perdono che cancelli la responsabilità del proprio operato. Essere liberi vuol anche dire essere responsabili delle cose che ci accadono, che questa volta sono interamente dipese da noi, dalle nostre scelte e non più da un destino crudele che ci sovrasta.
L’Io si aspettava di poter imporre la propria volontà e con ciò determinare se stesso. Si ritrova invece a provare le vertigini dell’altura, l’angoscia di fronte al prodotto delle proprie scelte dentro le quali però non si riconosce affatto. Hegel definiva questa passione, l’impulso che prova l’Io di fronte alla propria essenza non riconosciuta come tale e per ciò stessa vissuta come l’assoluto altro da sé: il nulla. L’anima che cercava la propria libertà scopre un incomprensibile senso di morte.
La scelta apre infatti le valli dell’ignoto. E’ perciò un sentiero interrotto, una biforcazione che ci fa percorrere luoghi non tracciati e di cui non sappiamo nulla. Dalle tenebre di un mare indistinto, dalle nubi di un orizzonte opaco, sorge come un germoglio tremolante l’IO, “scelta originaria” di sé e ad un tempo angoscia di fronte all’indeterminato.
L’Io è la volontà di potenza
La volontà individuale deve per forza farsi carico di questa angoscia, di questa “insostenibile leggerezza dell’essere“. La volontà deve farsi pura ed in questo senso potere e sapere tutto. I tre attributi di Dio vengono allora concentrati in un punticino minuscolo che in sé sprigiona la forza dell’intero universo: la volontà di potenza, che nel sapere e potere è al di là del bene e del male. La volontà di potenza in una sola parola supera il paradosso della tripartizione divina divenendo essa stessa un paradosso morale.
La riconciliazione del destino
“le radici profonde non dubitano mai che la primavera arriverà” (Martin Ruby).
Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto cio’ che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non e’ l’uomo che ha tessuto le trame della vita: egli ne e’ soltanto un filo. Tutto cio’ che egli fa alla trama lo fa a se stesso
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