Maura: Il Valzer dell’amor perduto

Maura: il Valzer dell’amor perduto

Maura questa è l’ultima mail che ti mando da questo indirizzo. Nel giro di un mese per una strana coincidenza ho perso la carta di identità, il cellulare e adesso sono costretto a cambiare indirizzo mail. Ho anche cambiato casa e ormai vivo praticamente da solo. Mi sto lentamente abituando a stare con me stesso, a vivermi i sogni dell’anima. Sto imparando a sentire il mio corpo e finalmente ascoltarlo, e qualche volta adesso riesco pure a sognare la notte. Stanno cambiando così tante cose dentro e  fuori di me che faccio fatica a seguire questo Valzer dell’amor perduto.

Qualche cosa cambia e qualche altra invece resta uguale ci sono aspetti del tuo carattere che certamente non puoi cambiare altri che invece non ti va perché infondo fanno talmente parte di te che ci stai bene così. Dentro sono tanto triste perché infondo tante cose restano uguali. Credevo di incontrare una persona avesse un vissuto simile al tuo, rendesse le cosse più semplici e invece mi rendo conto che tutto rischia di essere impossibile. Detto francamente non ho paura di restare da solo perché come tutti quelli della nostra razza siamo condannati alla solitudine. Ho tanta paura di condannarmi, di arrendermi all’idea che le cose non possa cambiare.

Maura insisti dove il dente duole

Forse hai ragione ti fatto del male, angosciandoti con l’idea del cambiamento. E’ solo perché non mi arrendo mai all’idea che ci siano cose immodificabili. Amo sperare perché sperare è tra le poche cose che ci restano e più infondo cade il mio mondo e più forte voglio sperare, perché ancora meno resta se non io e la mia speranza.

Mi dispiace davvero ho un profondo senso di delusione per tutto quello che avresti dovuto essere Maura e non sei stato. Avevo bisogno di essere guidato dentro la mia stessa affettività, di essere accettato e riconosciuto. Infondo volevo solo un compagno di strada che mi desse la forza di fare le cose che comunque dovevo fare.

Volevo finalmente liberare questo mio corpo dalle catene che gli ho messo attorno, dare forma e respiro ad un desiderio che non s’è mai lasciato andare sino infondo. Mi turba profondamente il tuo atteggiamento. Quanto è bastato poco per farti scappare e quanto erano corte quelle parole con cui chiudevi ogni cosa. Non avrei preteso granché di più, cose più semplici che tu non mi hai voluto mai dare.

Io non so cos’è l’amore, perché non conosco le mie emozioni, forse le ho allontanate da me per soffrire. Le mie sono emozioni da poco, piccole cose che però cominciano a germogliare. Non sono quella torre di sentimenti, quel vaso ricolmo che poi travasa e inonda tutto fino a fare male. Tutta via quelle piccole cose che ho provato stando con te per me hanno un peso enorme. Sono l’abbraccio che non ho mai dato, la paura e la voglia di essere soli.

Ora mi guardo attorno e penso a quanto sia stato ipocrita l’amore con me,

Quanto questo abbandono condito della sensazione che in qualche modo sia di nuovo colpa mia, si ripeta sempre uguale. Non sei né la prima né l’ultima persona che semplicemente va via Maura. Non ho mai trovato in tutti questi anni e mille volti la persona che abbia avuto al pazienza di restare e di guarda sino infondo il posso senza fondo del mio dolore. E’ l’inquietudine eterna di chi non pare avere motivo per stare male.

Temo di ridare vita al gioco infinito dei tuoi capricci quando ti dico che hai di provocare di restare senza lasciarti andare. Mi rattrista sapere che l’amore sia questa cosa. Mi rattrista sapere che quel bene “particolare” che mi volevi di fatto ti abbia solo portato a risolverti i tuoi problemi. Rattrista sapere che l’amore sia questa cosa qui, questo gioco di parole, questa calarsi nel corpo dell’altro, questa incontinenza, questa sottile e lieve forma di egoismo.

Non sono mai stato abituato a gesti d’affetto, ma piuttosto a vergognarmi dei miei sentimenti e della mia natura. Amare però per me vuol dire un’altra cosa. Forse è per questo che non mi sono mai innamorato. Chi ama si dona all’altra persona e si tuffa nel vuoto incurante del pericolo. Chi ama accetta tutto dell’altro e non solo quello che gli piace. Ha la pazienza di prendere l’altro per mano e camminare assieme. Non so perché hai scelto di fare questa cosa. So certamente che adesso hai un motivo per allontanarti e che finalmente eviti di sguazzare nel paradosso e tuttavia mi lasci così, con le mie cose per le mani.

L’ombra di noi e l’illusione dell’altro

Le parti più brutte di noi Maura sono sporche, ma all’inizio erano pulite. Prima che qualcuno se le passasse di mano in mano e le insudiciasse. Le cose mie che ti ho porto erano le più belle che avevo. Erano i miei sentimenti, ma sono state insudiciate dalla mia storia “sporcate” di sensi di cola e di violenza. Hai visto ben poco, ma scommetto che ne hai riconosciuto l’odore. Chi c’è passato sa perfettamente cos’è.

Mi dispiace perché quella violenza l’avevi vista prima di me forse e non so perché hai avuto bisogno di stuzzicarla e in qualche modo punirla. Non so cosa c’è che ti porta a farlo, ma ti vendichi in continuazione dei miei gesti. Lo fai con una precisione assoluta e con una pazienza e una calma che quasi mi terrorizza.

Mi dispiace Maura perché non c’era affatto bisogno di sbattermi in faccia il mio difetto peggiore. Forse avrò sbagliato tutto. Forse ti senti di dirmi come tuo solito che non è servito a nulla quello che ti ho detto e che ho fatto. Probabilmente è vero. Resto un illuso e un Donchisciotte che sa sempre e soltanto combattere contro i mulini a vento, un cuore in fondo romantico e tremendamente solo, che non sa arrendersi neanche quando vorrebbe, neanche quando dentro tutto cede e non si ha né forza, né energia, né pazienza per ricominciare.

Di me non ti sei mai fidato Maura 

Maura ti lascio al mondo di emozioni che tu sai vivere e io no, alle tue cose, le tue speranze e la tua capacità di stare nelle cose. Lascio piccole cose di me sperando che infondo restino dalle labbra al cuore senza fare rumore e senza ombra di sospiro. Lascio insieme a te l’ultima parte di me che tenacemente resisteva, lascio tutto quello anche sono stato in questi 28 anni incerto sul mio futuro. Come si va con gli addi mi porto un piccolo fagotto di cose, di quelle poche che entrano in un fazzoletto. Lascio la casa del padre, il mio nome e la mia stirpe. Lascio anche te….

A me l’amore nessuno l’ha imparato, ma sono stanco di questa gente che si sciacqua la bocca con questa parola, che dice di amare e poi insegue sempre e solo se stessa. Mi fa quasi nausea questa parole, per il privilegio accordato a tutte queste persone. Io ho vomitato sopra il mio amore e per me l’amore è sempre stato solo e soltanto questo fonte di traumi e sofferenza. Avevo nonostante tutto provato a non arrendermi, ma da soli non si può. Da solo posso solo imparare a perdonarmi, ad accettarmi per quello che sono e a volermi bene.

Avrei voluto fosse bianco e invece è nero come la pece, avrei voluto fosse donna e invece è uomo avrei voluto fosse amore e invece sei tu, l’ennesimo giorno di dolore.

 

 

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