Anna: Io, lei e l’altro da me

Anna: io lei e l’altro

Passano le giornate in questa confusione che solo fa il silenzio assordante delle cose che non dici. Anna mi stuzzichi come la donna seducente, come il canto delle sirene, come la maledizione della fossa cui attrai, la rovina dei giorni miei. Pesano le tue labbra come la polvere nella quale mi lasci, come quella sabbia inconsistente che afferri e ti lascia indietro niente. Pesa come quel bambino che ancora piange, le ferite crudeli di quando gli dissero che avrebbe dovuto essere altro, come quando per altro abbandonò i giochi con le bambine, le ferite troppo superficiali, la paura di stare tra maschi.

Come un sussurro che dalla gola arriva alla pancia e li si ferma.

Come tradito fin nell’intima essenza, denudato, spogliato di ogni arma, come inerme aspetto qui vicino a te. Come fossero le mie parole a graziarti, parole che ritornano vuote che non si riempiono mai, come le colpe che ho avuto e quello che ogni giorno mi ritornano indietro. Coma la goccia che cadde lentamente che neanche la senti, quel rumore perpetuo che dentro l’anima si ripete come quella ferita sempre aperta, gocciolante sulla quale adesso insisti anche tu. Benvenuto tra la fila delle persone che semplicemente non mi hanno voluto più. Con la consapevolezza che ho che uomo o donna che sia mai nessuno è rimasto abbastanza.

Mi chiedi perché sono aggressivo. Perché mi difendo, perché sono infinitamente fragile di fronte a te, perché tutto s’arrende dentro me e semplicemente non c’è la fa. E mentre il mondo continua a far rumore dentro tutto si ferma, si riscalda si agita e si riposa e dalla bocca escono solo parole, ma nessuna somiglia a quelle che vorrei dire.

E vivo l’ennesimo abbandono perché nessuno ha mai avuto la pazienza di restare

Nessuno mai mi ha corrisposto un gesto gratuito e un segno d’affetto. E mi pizzichi come fossero corde di violino perché sai dove farle suonare, perché ho avuto l’impazienza di denudarmi davanti a te  e così mi usi come fossi una bambola, un frutto dolce del tuo capriccio. Anna mia prendi e molli e assaggi e posi, ma non mi cerchi e non mi vuoi e infondo pensi che mi somigli. E mentre una storia se ne va e un’altra ricomincia. Ricomincia tra la materia di cotone e fili di paglia che bruciano forti per poi lasciarti più freddo di quello che provavi prima. Tra il calore di una donna che ti stringe per proteggerti dal mio, tra il dubbio della quaglia che salta per restare, le onde che arrivano alla spiaggia e ti lasciano andare. Questo passato che sempre mi ritorna e la voglia che avrei di restare.

Mi arrendo a te, perché non so più continuare, mi arrendo perché spero che così potrò finalmente lasciarmi andare. Mi hai ucciso dentro, ferito questo fiore che voleva solo germogliare. S’è spento quel piccolo entusiasmo e quella voglia che avevo, quello sperare che fosse diverso.

Mi chiedo perché continuare a difendermi

Dentro muore tutto dentro si spegne ogni giorno e si riaccende il giorno dopo, dentro brucia e fa eco questo enorme dolore. Questo esule figlio d’Eva deve continuare a vagabondare non può restare, ne andare. Ogni giorno cede una piccola convinzione e la vista s’appanna e non  riesco ne a rinascere ne a dimenticare.

Mi volevi più deciso? Mi volevi più innamorato? Più preso da te? Non lo sono, non lo sono mai stato. I miei occhi gridano e tu non li vedi, lacrimano mentre li secca il sole e niente viene giù. Ho una donna dentro che canta come le sirene e il mare. E’ rinchiusa postipata e chiede solo di poter uscire. Volevo potesse essere profondamente diverso e invece resta dannatamente uguale.

Il vento fuori ancora si contrae e contorce dal dolore mentre tutto fuori continua a camminare e io non riesco ancora a volare.

Ecco è questo che volevi Anna mia

Volevi mi facessi sentire. E questo mi sento, mentre parlo di tutto eppure taccio. Mentre ti guardo circondato di persone che sono il tuo scudo, mentre giochi con le ossa come fossero modelli da sezionare e ti diverti a trattenere e lasciare andare.

E se non era questo che volevi se nessuno dei tuoi gesti rimandava me dentro tutto s’abbandona e si lascia andare. Con quest’uomo che più avvicino e più abbandono. Mi arrendo, hai vinto tu, qualunque cosa volessi l’hai ottenuta, perché tanto io non riesco neanche a volere più. A te che il male non ti ferma, che il tempo non inganna, che niente ti consola e che piangi per i tuoi guai e non vedi me. Un emozione da poco, un graffio al cuore, una tenerezza che non parla e non dice niente di sé.

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