L’Io Penso e le categorie trascendentali in Kant

Tutte le funzioni dell’anima fanno capo all’Io penso o appercezione pura, non sostanza ma attività unificatrice. La teoria critica della ragione è distinta in estetica trascendentale, analitica trascendentale e dialettica trascendentale in corrispondenza delle tre FUNZIONI della conoscenza (gnoseologia) e quindi: Sensazione Intellezione Ragionamento.

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L’estetica trascendentale: intuizioni pure di tempo e spazio

La sensazione coglie il dato sensibile, “catturandolo” fin da sempre attraverso le due  INTUIZIONI PURE di tempo e spazio. Si chiama intuizione l’atto immediato della conoscenza, quello attraverso cui coglie senza alcuna MEDIAZIONE il proprio oggetto. Le intuizione sono per definizione SEMPRE vere. Il tempo e lo spazio sono per l’appunto INTUIZIONI, ovvero vengono semplicemente date e PURE in quanto per KANT vengono idealmente PRIMA dell’esperienza, pure essendo sempre legate ad essa. Significa che non posso non percepire un EVENTO se non nel tempo e non posso non percepire un oggetto se non all’interno di uno spazio. Essendo che l’esperienza si fonda su intuizioni sensibile (unione di intuizione pura e dato sensibile) sono sempre vere. Per Kant dunque l’esperienza è sempre vera e deve essere perciò la fonte di ogni conoscenza.

L’Io penso o appercezione pura (analitica trascendentale)

L’intellezione è invece l’attività dell’unificare tramite il GIUDIZIO.

Cos’è un giudizio? Una proposizione VERA. “Se dico questa sedia è marrone” ho unificato attraverso il verbo i due dati che mi provenivano dall’esperienza (sedia e marrone), proprio tramite un giudizio, che per essere vero dovrà attingere (quanto ai dati) all’esperienza ed essere verificato tramite questa. I giudizi quindi possono essere veri o falsi, al contrario dei dati empirici che sono assunti sempre come veri.

Occhio che oggetto dell’analitica trascendentale è l’INTELLEZIONE PURA (non le categorie come si pensa di solito). L’INTELLEZIONE è come detto l’atto del giudizio che si lega all’oggetto dell’esperienza. L’unica intellezione che può essere pura, e quindi non legata all’esperienza, è secondo Kant l’intuizione di se stessi, ovvero l’intellezione dell’atto dell’intelligente, chiamata da Kant IO PENSO o appercezione pura. Si tratta dell’attività dell’unificare pensata come soggetto (referente) della molteplicità dei giudizi.

Bene da un lato abbiamo l’IO PENSO, soggetto trascendentale (uguale in tutti i soggetti empirici), dall’altro i dati dell’esperienza. Attraverso cosa opera l’intelletto per legare fra loro i dati dell’esperienza in modo da formulare giudizi veri?

Attraverso le CATEGORIE. Quest’ultime sono le FORME PURE dell’intelletto, in modi con cui l’intelletto cataloga e organizza la realtà.

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Sillogismo e ragionamento (la dialettica trascendentale)

Per Aristotele le categorie erano mdi dell’essere, ovvero modi con cui veniva organizzata la realtà, per Kant sono invece FUNZIONI dell’intelletto, ovvero modi con cui organizziamo nel giudizio il materiale sensibile. Per Aristotele le categorie erano 10: sostanza, qualità, quantità, la relazione, dove, quando, giacere, avere, agire, subire.

 

 

Al fine di ricavare la sua tavolozza delle categorie Kant fa invece innanzitutto un’analisi dei giudizi, da lui distinti per quantità, qualità, relazione e modalità

Con l'”analisi trascendentale” si possono così ricavare le dodici categorie: unità, pluralità, totalità, realtà, negazione, limitazione, inerzia e sussistenza, causa ed effetto, reciprocità, possibilità e impossibilità, esistenza e inesistenza, necessità e contingenza.

Detto in modo semplice che vuol dire? Prendiamo soltanto la prima categoria innata: l’unità. Il dato sensibile ci restituisce non la sedia, ma un insieme di forme che cambiano a seconda della prospettiva da cui guardiamo,  un’insieme di colori, di consistenze ecc. Senza l’opera dell’intelletto sul dato sensibile per Kant, non non percepiremmo la sedia, ma un cosmo disorganizzato di dati sensibile e indecifrabili. Questi dati vengono invece immediatamente “catturati” dall’intelletto che tramite il giudizio (“questa qui è una sedia”), raggruppa e organizza in questo caso attraverso la categoria dell’unità il molteplice della sensazione. Si tratta perciò di una funzione innata, ma che possiedono tutti gli esseri umani in ogni tempo e in ogni luogo.

Le idee trascendenti e l’io penso: sogni della ragioni

Abbiamo quindi i dati (esperienza), i giudizi (intelletto), cosa ci mancherà mai? Qual’è l’altro elemento che ci manca? Ci manca il ragionamento. Da un punto di vista logico abbiamo cioè, parole, proposizioni e ci mancano i periodi, ovvero le proposizioni (giudizi), vanno legati in RAGIONAMENTI o sillogismi. Qui non mi dilungo altrimenti faccio una manuale non una risposta, ma è in questa sede che si colloca la DIALETTICA trascendentale e lo studio delle IDEE della ragione. I sillogismi sono modi di legare le proposizioni tra loro esempio classico:

  1. Marco è un uomo
  2. L’uomo è un animale razionale
  3. Marco è un animale razionale

Il guaio è che esprimono la struttura formale ragionamento a prescindere dai contenuti. Il sillogismo, e dunque le idee della ragione, non sono come le intuizioni e le categorie, ovvero sempre accompagnate dall’esperienza, ma possono fare anche a meno di essa. Quando la ragione si stacca dal terreno dell’esperienza non fa scienza, ma elabora sogni. Si può ragionare sul nulla per dirla semplice, come per esempio le discussioni secolari del medioevo sul sesso degli angeli (giuro che discutevano vero su che sesso avessero). Bene quando la ragione si stacca dall’esperienza per Kant fa “metafisica” ovvero non fa conoscenza, ma le spara grosse.

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