Nostalgia: l’inganno del passato perfetto

 

 

Troppo stanchi per non vergognarsi di confessarlo nei miei proprio identici ai tuoi. Sono riusciti a cambiarci ci son riusciti, lo sai.

Delle volte mi chiedo cosa resta dei sogni chiusi dentro un cassetto. Dopo che gli anni sono passati, siamo cresciuti e ci siamo trasformati, siamo ancora noi? Siamo riconoscibili a noi stessi e alla nostra nostalgia?

Come succede ai naufraghi che a lungo non si son potuti guardare allo specchio, quando arriva il momento di far i conti con sé ci si riconosce ancora? Il tempo, le esperienze, la fatica per sopravvivere e l’idea stessa di avercela fatta ci han cambiato per sempre, “come i fiori regalati a Maggio e restituiti a Novembre“, scriveva De André. Molti lo chiamano crescere, alcuni parlano di processo di maturazione, fatto sta che si è solo trattato di scendere a compromessi. Qualcosa la si è dovuta barattare, qualche altra cedere e a qualcos’altro infine è stato necessario rinunciare.

La nostalgia si prova verso un luogo che non c’è mai stato

Si tratta di immaginare qualcosa che non c’era neanche allora, di qualcuno che non si è mai incontrato. La nostalgia è solo questo sentimento malinconico verso i non-luoghi. E’ lo sguardo rivolto ai sogni non realizzati dell’adolescente, che si sono poi trasformati in progetti del giovane e rinunce dell’adulto. La nostalgia è solo un rimettersi con la testa a quel prima, al prima che i moti dell’anima si destassero e le nubi del cielo incontrassero i nostri malumori in modo che niente avrebbe più potuto essere come prima.

Alcuni nodi nella nostra vita sono così complessi, così importanti, da trasformarci per sempre.

Alcuni sentieri deviano così tanto dal percorso iniziale che quello che dapprima era un sentimento di smarrimento diventa un nuovo percorso e un nuovo sentiero.
Quando si sa di aver ormai varcato la soglia, quando si riconosce a sé stessi di essere sopravvissuti, cosa resta di quei sogni? Sono ancora progetti capaci di articolare un futuro o sono ricordi malinconici, profumi di nostalgia che ci distraggono dal futuro?
Si può tornare indietro per davvero o il tempo è un fiume che scorre dal passato e le cose una volta andate non tornano più? Se anche ci si volesse rimettere in riga nel sentiero di prima, se anche si volesse riaprire il cassetto, chi sarebbe la persona che cammina? Sarebbe il sopravvissuto, due volte naufrago, la prima quando si era perduto e la seconda quando non si riconoscerebbe più nelle cose che era. Chi sopravvive così a lungo da poter ricominciare può tornare per davvero a casa o casa sua è il luogo dove è riuscito a sopravvivere?

Perdersi per la seconda volta non vuol dire ritrovarsi

Non si può sanare una frattura creandone un’altra. Eraclito diceva che non ci si può immergere due volte nello stesso fiume. Molti credono che il problema sia il fiume e invece no: siamo noi stessi. Siamo noi che pur tornando a quel fiume, a quei luoghi e fino anche a quelle persone non le riconosceremmo più, perché non siamo più quelli di prima.

Non sono i treni che passano una sola volta. Siamo noi che più passa il tempo, più perdiamo ragioni per andare e più troviamo sollievo all’idea di restare. Abbiamo perduto forza? Ci siamo soltanto rassegnati? Chi lo sa. Forse siamo solo cresciuti.
Se potessimo tornare indietro a quel crocevia, quello importante, quello per cui tutto è stato deciso,  probabilmente oggi andremmo altrove. Ma quello è il sentiero da cui allora abbiamo deviato, qualsiasi sia la ragione. La nostalgia per le cose perdute a guardarla meglio è solo rammarico per cose che non si sono mai avute, per sentieri mai percorsi, per esperienze mai vissute e luoghi mai abitati.

A guardare meglio le cose si scopre che forse la nostalgia è anche inevitabile.

Più si cresce e si va avanti e più aumentano i bivi, le scelte importanti, gli incontri che ci cambiano. Non potrebbe che essere così: le cose che non siamo stati, ma che avremmo potuto essere, saranno sempre di più di quelle che siamo diventati. I percorsi che non abbiamo scelto sono le esperienze che non abbiamo vissuto, le persone che non abbiamo incontrato. Potremmo sempre pensare che quelle scelte, quelle che non abbiamo fatto, siano le migliori. Questo perché i non-luoghi, sono solo immaginati e nell’immaginazione tutto è sempre perfetto. Ma ciò che non è mai stato come può essere migliore di ciò che è?

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Le biforcazioni sono tante, ma la via che ci ha portati dove siamo è una soltanto ed è anche l’unica reale. I cassetti restano lì e i sogni piano piano si trasformano in ricordi che qualche volta ci rallegrano, qualche altra ci rattristano. E’ giusto comunque che stiano li, a ricordarci tuttavia da dove veniamo e non i luoghi verso cui non siamo mai andati.

Resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,
continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai?

(F. De André, Verranno a chiederti del nostro amore)

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