Che cos’è la Filosofia? E’ difficile da studiare?
E’ da un po’ che sto su yahoo-answer, dove provo a rispondere alle domande che gli utenti pongono in filosofia. Mi sono reso conto che una delle più ricorrenti è proprio questa: E’ difficile studiare filosofia?
La domanda di per sé nasconde, dietro ai timori del principiante, un misto di ansia e fascinazione. Un po’ come i giovani si introducono all’amore e immaginano di fronte ai loro occhi l’oggetto dei propri desideri, così di fronte alla filosofia si prova forte disagio. Insomma “mi piacerà?”, “piacerò io a lei?”.
Già di per sé porsi il problema dimostra un certo interesse. L’unica risposta possibile allora diventa quella di lasciarsi andare. Proprio come l’amante difronte all’oggetto del suo amore non può fare a meno di amare, così l’uomo di fronte al mondo che ad un tempo ama e teme non può fare a meno di porsi delle domande.
Aristotele definiva questo specifico “amore” per la conoscenza in termini di meraviglia, stupore, ammirazione.
Guardare una bella donna, un cielo stellato, la geometria perfetta che disegna la collina quando incontra la montagna è innanzitutto una questione di batti cuore. Insomma prima il cuore e poi la ragione.
La philìa di cui parlavano i greci, che normalmente si traduce con “amore” è innanzitutto una “filiazione”, una discendenza, un filo che unisce, una corda tesa tra gli amanti. Da un lato noi stessi, dall’altro la realtà. Si tratta allora di studiare la natura di quel vincolo. Si tratta di esplorare la storia di quel legame, che è rappresentato dallo stupore che il PENSIERO prova di fronte la REALTÀ. Questo legame è in sé la VERITÀ. Ecco che la filosofia allora in quanto amore per il sapere è in sé la RICERCA della verità, come prova del suo amore per la realtà.
Lo diceva già Eraclito: “La realtà ama nascondersi”
Come il sole segue la luna in un moto sempiterno, il sapere insegue la verità. Come il sole non toccherà mai la luna, ma si accontenterà delle TRACCE del suo timido pallore, così l’uomo inseguirà la verità, accontentandosi dei SEGNI che essa lascia lungo il suo cammino. Non vedrò mai la verità, ma la sua stessa esistenza è provata dall’amore che nutro per lei.
Ecco dunque le prime definizioni di filosofia come amore per il sapere e ricerca della verità.
Cos’è dunque la verità? Vale ancora la definizione di San Tommaso, ovvero, “adequatio rei atque intellectus”. La verità come adeguamento delle cose all’intelletto. Normalmente si traduce adequatio con “corrispondenza”. Il termine però non rende giustizia di una difficoltà, tutta a carico dell’intelletto, di “accomodare” quella stessa realtà alla sua visuale. Insomma come dicono tutti: l’amore è cieco. Un intelletto innamorato è quanto meno miope! Nel guardare all’oggetto del suo amore, non può fare a meno di idealizzarlo, di astrarlo, ma ad un tempo anche ridurlo a sé.
La sostanza
Vi siete mai chiesti quando amate una persona, quanto quella persona sia reale? Intendo dire quanto ci sia di suo e quanto di vostro nell’idea che avete di lei? Quando guardate al vostro principe azzurro o alla vostra principessa con gli occhi a cuoricino, siete sicuri che quei cuoricini non liminino le imperfezioni, sfochino sulle brutture a accomodino appunto ogni contraddizione? Bene se avete in mente questo, avete perfettamente capito cosa fa l’intelletto quando conosce.
Insomma dove c’è una montagna sbrindellata l’intelletto vede un triangolo, dove un sasso che pare una patata un cerchio e così via.
Conoscere è innanzitutto astrarre. Astrarre è un individuare l’identità nella differenza. Ecco che allora delle mille sedie che vedrò, una diversa dall’altra, io vedrò soltanto che esse sono utili al mio popò’, a che io mi segga. Ragionerò sul fatto che di gambe ne servono almeno tre, meglio se quattro, e dirò che una sedia è tale sei io mi ci posso sedere e se ha almeno tre gambe.
Quella è la sedia perfetta, l’idea o la sostanza del suo essere sedia. Il mio ideale di donna o di uomo, insomma, che però a ben vedere non esiste da nessuna parte. Nessuno sara mai uguale a lei, ma infondo come con le sedie, basta che funzioni. Finirò con l’innamorarmi lo stesso della donna o uomo reale, che a sua volta si innamorerà di me. Nel guardare la realtà, ricercherò perciò l’ideale, ma quello che troverò sarà soltanto quella fetta di reale che si concede a me. La conoscenza è allora più una danza tra le parti, un dare e avere, un rapporto amoroso appunto
La conoscenza di sé, l’essenza del riconoscimento
Si qui tutto apposto si può dire. E invece no! La verità è si un rapporto tra intelletto e realtà, ma cos’è la realtà? Non è forse che già il colore che vedo, la durezza che tocco e il sapore che assaggio sono l’incontro del soggetto con la realtà? Insomma la realtà non è già essa una relazione? E la verità allora non è forse la relazione di una relazione? Ok, ok qui mi fermo un attimo e vi lascio riprendere fiato!
Bene! RIPRENDIAMO! Se guardo all’oggetto del mio amore, non è forse che l’amore è nel mio stesso guardare piuttosto che nell’oggetto in SÉ? “Nessuno di guarderà mai con gli stessi occhi con i quali ti guardo io” diciamo SEMPRE. No? Perché l’amore è tutto in quello sguardo. Non è nei miei occhi, che da soli non sarebbero innamorati, ma non è neanche nell’oggetto, perché quella donna/uomo solo a me produce le farfalle allo stomaco nel guardarla.
L’amore è tutto nell’incontro dei due amanti, incontro che deve essere reciproco e RICONOSCIUTO.
Per amare devo essere CONSAPEVOLE del mio amore, altrimenti non posso amare. L’amore è allora la consapevolezza di una relazione, che sussiste solo in quanto io appunto ne sono consapevole. Avete presente quell’esatto momento nel quale guardate all’amico/a di sempre e improvvisamente “boom” s’accende la lampadina e vi si spegne il cervello? Bene quel moto di stomaco, quella tachicardia sinusale improvvisa è il SEGNO che vi siete innamorati. E’ la prova delle realtà che non si vedono per dirla con San Paolo.
La verità di cui l’uomo va alla ricerca funziona esattamente allo stesso modo. Non è dunque soltanto la relazione dell’intelletto e della cosa. E’ però anche ad un tempo la consapevolezza che l’intelletto e la cosa si corrispondono. Bene ci siamo direte voi! No no, aspetta! Manca un’ultimo sforzo.
Il riconoscimento
Io posso innamorarmi di un paesaggio, di un tramonto di un luogo, ma come faccio a sapere che quello stesso tramonto, che si porge a tutti allo stesso modo, ama solo me? Insomma non è che la realtà niente niente è un po’ baldracca?!? Beh un po’ si, però nel concedersi è capace di amare tutti allo stesso modo :).
Com’è possibile che ci sia consapevolezza da entrambe le parti della relazione, se dall’altro lato c’e una pietra, un corso d’acqua o un mulo, che consapevolezza non ne ha alcuna? Gli amori a metà non sono veri amori e l’amore è tale solo se è reciproco e riconosciuto. Insomma se la verità è la relazione tra l’intelletto e la cosa, la cosa non può che essere un’altro intelletto. L’intelletto vale a dire realizza la verità solo quando incontra e RICONOSCE un’altro intelletto che a sua volta fa esattamente quello che ha fatto lui.
Si ama quando si incontra nell’altro da sé se stessi; quando ci si affida all’altro e l’altro fa altrettanto.
Ecco perché conoscere è in realtà un RICONOSCERE l’altro e un farsi riconoscere. Questo è anche l’unico compito che dai tempi di Socrate viene dato al filosofo! E se per guardare come sono fatto fuori, le mie fattezze fisiche, ho bisogno in un specchio, di riflettere la mia immagine in un corso d’acqua, o magari nella pupilla di un’altro individuo, per conoscere dentro ho bisogno di riflettermi nel giudizio di almeno un’altra persona. Insomma non vedo il mio amore quando incontro l’altra persona, ma riconosco il mio amore, nell’amore che lei prova per me.
Ecco che allora la ricerca della verità diventa un rapporto di coppia, una relazione tra pari, un accordo tra parlanti, un dialogo, inteso come discorso dei due. La ricerca della verità è dunque un cammino condiviso, un dare ragioni e un chiederne in cambio, un conflitto, una contesa che si conclude con un accordo.
La riflessione e il fondamento
In che misura questo amore è anche fondamento, nel senso di giustificazione? Perché insomma Aristotele considerava la filosofia la scienza delle scienze e dunque la scienza delle cause prime?
Scienza delle scienze vuole innanzitutto dire che la filosofia è la conoscenza che ha per oggetto se stessa. E il senso profondo di questa definizione dovremmo averlo chiarito. Tuttavia in che misura questa AUTORIFLESSIONE è anche fondamento, nel senso tedesco di begruendung?
Tutte le scienze si sono separate una per volta dal capace grembo della filosofia
Ogni scienza, ogni disciplina, è allora uno sguardo rivolto al mondo, ma di cosa ne sia di quel mondo al di là del mio sguardo a nessuno è dato sapere. L’aritmetica partirà allora da una definizione di numero, La geometria da una definizione di punto, la fisica da una definizione di punto in movimento, la biologia da una definizione di vita, il diritto a una definizione di giusto e così via. Ogni disciplina prima di cominciare ad indagare avrà dunque bisogno di riflettere sulla natura della sua relazione con l’oggetto, e questa riflessione determinerà la differenza tra una realtà (vista come) matematica, una realtà geometrica, fisica, biologica, giuridica è così via. Insomma ogni disciplina nel definire se stessa definisce ad un tempo la propria realtà.
Quel momento nel quale l’aritmetica non sta ancora indagando sul numero, ma sta definendo il numero. Quel momento nel quale insomma sta definendo se stesso è FILOSOFIA. E’ il pensiero che pensa se stesso nell’atto di pensare o che “pensa se stesso pensante”. Questa pensate un po’ era la definizione che Aristotele dava di Dio. Il momento filosofico in ogni disciplina è per certi versi il momento “creativo” della conoscenza, quello nel quale si definisce il proprio spazio di indagine e con esso il proprio mondo.
La filosofia allora è scienza delle scienza anche nel senso di essere il momento fondativo di tutte le scienze, l’istante zero di ogni cominciamento.
Conclusioni
Bene come al solito ho parlato molto, ma spero di non avervi annoiato! Mi piacerebbe avere la vostra definizione di filosofia. Le vostre opinioni su quanto ho scritto. Non dimenticate di mettere un bel like, se l’articolo v’è piaciuto e condividerlo sui vostri social preferiti
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