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05/07/2017 by Alessio Farina Leave a Comment

La teoria delle passioni. Cartesio e l’etica provvisoria

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Premessa

Cartesio passa alla storia per il suo “Cogito ergo sum” e non certo per la sua teoria sulle passioni. Esso è importante perché rappresenta una rottura con il vecchio mondo. Rappresenta il sorgere dell’Io, della modernità. E’ volendo anche l’atto di ribellione dell’uomo moderno, il borghese, rispetto agli dei dell’antichità. La fisica, la biologia, le leggi della meccanica, il progresso saranno i nuovi dei. L’Io sorge maestoso nella sua evidenza, chiaro, limpido e cristallino nella sua verità. Il suo dubbio, rappresenta l’atto di ribellione.

Cartesio tuttavia resta figlio del suo tempo ed in lui è chiarissimo un travaglio interiore. E’ un uomo di mezzo che vive a cavallo tra il vecchio ormai morente e il nuovo che lui stesso sta contribuendo a costruire.  Venera ancora un Dio che ha posto a garante del Cogito. Posto come atto dovuto,  come tributo al padre ormai stanco, piuttosto che per un’esigenza reale. Il Dio di Cartesio è garante dell’evidenza, ma quell’evidenza non gli appartiene. Quell’evidenza è l’Io stesso sorto dalle ceneri del dubbio. Non controlla nemmeno il mondo, quest’ultimo segue le sue leggi. E’ un Dio che si limita a ridurre ad uno il due. Ma lo fa in virtù della sua sola presenza.

ATTENZIONE!

Per un riassunto del pensiero di Cartesio leggi qui.

Per un’approfondimento leggi qui.

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Questa travaglio emerge in particolare nella sua teoria etica. Prodotto incompiuto e mai trattato in modo sistematico. L’uomo le sue azioni, la sua divisione tra anima e corpo, rappresentano una vera sfida per Cartesio. Come può il meccanicismo del mondo e del corpo conciliarsi con l’anima? Cosa resta di quell’anima immortale, come interagisce con il corpo? La risposta fisiologica ormai attempata è la ghiandola pineale. La risposta filosofica sono le passioni.

Ecco perché anche se meno conosciute del Cogito, le passioni rappresentano un tema importante per Cartesio.  Le passioni paiono essere il luogo dovo mente e corpo si incontrano e hanno perciò un ruolo fondamentale nella teoria dell’azione cartesiana. L’azione umana è infatti per sua natura il luogo nel quale fisico e mentale si incontrano. L’anima agisce sul corpo condizionandone le scelte, ma patisce a sua volta gli influssi del corpo (passione).

Il Sommo Bene. Rapporto tra Giusto e Passioni

Il Sommo Bene viene a coincidere con l’esercizio del libero arbitrio. Il bene supremo è Dio. Per l’individuo il sommo bene consiste in una ferma volontà di fare il  bene. Per fare questo bisogna conoscere e volere il bene. Conoscere il bene e volerlo sono due attività razionali. L’etica quindi non parebbe aver bisogno delle passioni.

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Cartesio afferma tutta via l’insopportabilità delle passioni, che accompagnano sempre le mie azioni. Il loro cattivo uso ed eccesso costituisce l’inconveniente morale contro il quale possiamo mettere in atto i rimedi propri della virtù. Azioni e passioni appartengono entrambi alla res cogitans (anima). L’anima deve esser capace di apporre alle passioni giudizi saldi e precisi circa la conoscenza di bene e male. Non c’è anima per quanto debole che non possa acquistare un dominio assoluto sulle proprie passioni.

Cartesio distingue nell’anima azione e affezioni.

Le azioni dipendono dalla volontà, mentre le affezioni sono involontarie. Siamo attivi rispetto all’anima motore del corpo e ricettivi rispetto alle affezioni. Quest’ultime sono costituite da percezioni, sentimenti, emozioni, causate da “altro”. Si tratta per lo più di forze meccaniche che agiscono sull’anima attraverso il corpo.

In linea con suo dualismo anima e corpo sono perciò idealmente separati. L’anima rappresenta il positivo, il corpo il negativo. Compito dell’anima in linea di massima è liberarsi della schiavitù del corpo e agire sulla base di motivazioni razionali. In questo senso Cartesio si pone in linea tanto con l’intellettualismo socratico, quanto con la visione platonica dell’anima.

L’etica provvisoria

Le passioni, però non sono per Cartesio qualcosa di totalmente nocivo. Hanno un ruolo “naturale“, che è spiegabile attraverso la fisiologia.  Hanno vale a dire il compito di “conservare” il corpo e perfezionarlo.

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In questo senso le passioni hanno per Cartesio un’accezione “positiva”. Le passioni hanno vale a dire una spiegazione “meccanicistica” e un’utilità in quanto capaci in qualche misura di garantire la conservazione del corpo. Se non si eccede e non ci si lascia totalmente dominare dalle passioni, esse dunque possono condurre ad un “perfezionamento” del corpo e questo in un certo senso può essere inteso come un bene. Ascoltare le passioni dunque, tenendo sempre presente però che

Le passioni fondamentali

Sono sei: la meraviglia, l’amore, l’odio, il desiderio, la gioia, la tristezza.

Innanzitutto la meraviglia (o ammirazione). Questa è la passione filosofica per eccellenza. Essa è un’improvvisa sorpresa dell’anima. Porta l’uomo a considerare con attenzione gli oggetti preziosi e rari che gli si offrono. La sua forza dipende dalla novità e dalla capacità di sedurre immediatamente l’animo umano. Essa è utilissima perché ci fa apprendere e conservare nella memoria ciò che prima ignoravamo.

In secondo luogo, l’amore, un’emozione che ci porta a congiungerci volontariamente con l’oggetto che percepiamo come bene. L’odio ci spinge a separarci dagli oggetti che ci appaiono nocivi.

Il desiderio è il moto dell’anima che vuole per il futuro ciò che si rappresenta come bene. L’anima desidera il bene che non possiede. Desidera anche non perdere quello che ha già, quindi non soffrire mai un dolore o un male. Cartesio sottolinea come il desiderio del bene sia accompagnato da amore, speranza e gioia, mentre quello di sfuggire un male sia sempre intristito dall’odio e dall’orrore.

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Per quanto riguarda l’orrore, si deve osservare che nasce da un male incalzante.

La gioia, infine, è una gradevole emozione dell’anima che consiste nel godimento del bene. La tristezza è un languore sgradevole che esprime tutto il disagio dell’anima di fronte a un male.

La spiegazione fisiologica delle passioni

Per capire in che consiste questo metodo ‘fisiologico’, dobbiamo tener conto del meccanicismo della scienza cartesiana. Il corpo come già detto è distinto dall’anima. E’ una cosa estesa govermata dalle leggi della meccanica. Le funzioni corporee automatiche dell’uomo come respirare, deglutire, arrossire avvengono secondo Cartesio indipendentemente dalla volontà. D’altronde, le sue indagini di anatomia l’avevano condotto a pensare correttamente che tali funzioni si potessero spiegare grazie all’attività del nostro sistema nervoso. I nervi erano considerati come piccoli condotti al cui interno fluisce una sostanza corporea molto mobile chiamata ‘spiriti vitali’. Questi dilatando i muscoli origina il movimento.

Che succede quando abbiamo paura?

Le passioni, dunque, sono frutto di questo meccanismo fisiologico che coinvolge il corpo, ma secondariamente anche l’anima. Analizziamo per esempio cosa succede quando abbiamo paura poniamo di un animale feroce. La sua presenza suscita nei nostri occhi due immagini (una per occhio), che i nervi ottici tramite gli ‘spiriti vitali’ portano alla ghiandola pineale posta nel cervello. Questa ghiandola le unifica in una sola immagine per consegnarla all’anima (mente). L’anima la patisce come dannosa per sé e ne ha paura. A questo punto gli ‘spiriti vitali’, agitati dalla ghiandola pineale, si rimettono in movimento dirigendosi verso i muscoli del corpo per consentire al corpo di darsi alla fuga.

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 Evitare il cattivo uso

Le passioni non sono perciò da condannare, in quanto anche le più negative in certi casi servono a preservare la salute dell’uomo. Ciò che va evitato è il loro cattivo uso. A tal proposito è necessario acquisire abitudini positive che ci portano a essere moderati nel nostro comportamento. Dobbiamo non agire sotto l’impulso di una forte emozione, ma a prendere tempo per chiarificarla alla luce della ragione. Dobbiamo chiederci sempre se ciò che stiamo facendo ci possa portare ad un bene o ad un male. Questa è l’arte della saggezza, che si distingue dalla sapienza, proprio per la sua capacità di tenere presente le istanze del corpo e illuminarle con la ragione.

In tal modo, l’anima che in prima istanza ‘patisce’ (donde ‘passioni dell’anima’) l’influsso delle emozioni, può poi prenderne il controllo e indirizzarle con saggezza al iglioramento dell’esistenza.

Conclusioni

La concezione etica di Cartesio è dunque animata da questa doppia tensione. Da un lato il suo estremo razionalismo che lo porta ad individuare nella mente l’unica via di accesso al bene, dall’altro il meccanicismo che spiega l’azione come appena visto nei termini della fisiologia di allora.

Cartesio è il primo filosofo della modernità, ma è anche un uomo a cavallo di due epoche.In ambito teorico la spinta moderna verso il Cogito era smussata dall’esigenza di porre comunque Dio a garante dell’evidenza. In ambito pratico il razionalismo morale di derivazione platonica e scolastica e accompagnato da una teoria moderna delle passioni.

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Filed Under: Appunti Tagged With: affezione, anima, azione, Cartesio, cogito, corpo, Dio, dualismo, Emozioni, etica provvisoria, Evidenza, fisiologia, ghiandola pineale, gioia, mente, passione, tristezza

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