Empedocle: riassunto. Come salvare le apparenze

Empedocle filosofo eclettico

Abbiamo visto con Parmenide come l’essere nel suo maestoso sorgere, imponga la tirannia della sua sola presenza. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” diceva di sé il Dio degli Ebrei. Bene. L’essere di Parmenide pare avere pretese anche maggiori. Il fatto stesso della sua presenza nega, infatti, la possibilità stessa non solo del nulla, ma di qualsiasi altra cosa all’infuori di lui. “Non esiste null’altro all’infuori di me” pare che voglia dire. I filosofi eclettici come Empedocle saranno i primi a porsi il problema di conciliare questa visione del mondo con l’evidenza empirica del divenire. Sono filosofi che non avendo un pensiero loro specifico, si pongono l’obiettivo di armonizzare il sapere sino ad allora ottenuto. L’eclettico è infatti colui che di tutto prende un po’ possiamo dire per semplificare.

Cenni bibliografici

Empedocle nasce ad Agrigento in Sicilia intorno alla seconda meta del 400 a. C. Uomo dalla personalità fortissima e dalle conoscenza vastissime: in lui si fondono filosofia e misticismo, medicina e magia. Partecipò alla vita politica, militando nel partito democratico. Pare che morì sacrificandosi agli dei o gettandosi nell’Etna.

E’ il primo pensatore che cerca di risolvere l’aporia eleatica. Tenta infatti da un lato di salvare il principio che nulla nasce e nulla perisce (permanenza dell’essere), dall’altro giustificare l’evidenza dei fenomeni dell’esperienza (il divenire). Con lui nasce la filosofia eclettica. Eclettico è l’atteggiamento di chi non ha una posizione sua propria. Tende perciò a legare assieme teorie diverse e delle volte persino dall’apparente inconciliabilità.

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L’essere e il tempo

Abbiamo già visto con i filosofi eleati come la cogente necessità dell’essere è imposta dal principio di non contraddizione. Quest’ultimo è il principio logico necessario del nostro essere, pensare, dire e fare. Ci porta necessariamente a rifiutare la compresenza e coesistenza dei contraddittori su qualunque piano dell’esistenza. Se c’è A non potrà esserci contemporaneamente non-A. Se pensiamo ad A non potremo pensare insieme a non-A- Se dico A non posso dire in un medesimo tempo non-A. In fine se faccio A non potrò contestualmente fare non-A.

Il principio di non-contraddizione governa incontrastato sui tutti i regni dell’esistente: ontologico (essere), logico (dire), gnoseologico (pensare) e pratico (agire). Non solo un’affermazione esclude l’altra, ma a guardarle bene una sarà necessariamente vera, l’altra necessariamente falsa. Merito di Parmenide è aver formulato per primo il principio supremo dell’essere. E il divenire Di cui parlava Eraclito?

La visione del mondo di Eraclito filosofo della contesa non era però meno problematica. Se tutto diviene come è possibile la conoscenza? Non è forse che appena giunge alla nostra mente un’immagine, un odore, forma o colore essa s’è già dissolta? S’è subito dileguata nell’indistinto mare cui tutti i fiumi conducono? Mentre Zenone, strenuo difensore di Parmenide, delegava dunque il movimento e la molteplicità nello spazio angusto del paradosso, il filosofo del divenire additava il permanere come apparenza. Pare dunque che non fosse impossibile pensare assieme l‘Essere e il tempo, L’Eternità e il divenire, l’uno e i molti e così via.

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La soluzione di Empedocle: i quattro elementi

Per Empedocle il nascere e il perire intesi come venire dal nulla e andare nel nulla, sono impossibili. L’assunto parmenideo viene dunque fatto salvo. Tuttavia nascere e perire debbono avere una loro plausibilità e realtà. Vanno intese perciò un venire da cose che sono e un trasformarsi successivo in cose che pure sono. Nascita e morte sono da intendersi come mescolanza e dissoluzione di sostanze che eternamente permangono uguali. Sono queste sostanze dunque a richiamare su di sé gli attributi dell’essere. Sono loro ad essere ingenerate ed imperiture, indivisibili ecc. ecc..

 Queste sostanze sono per Empedocle i quattro elementi: fuoco, acqua, aria e terra. Questi sono chiamati “radici di tutte le cose”. Il fisico eclettico dunque accoglie l’idea dei pensatori di Mileto riguardo al principio materiale come causa di tutte le cose. Nel farlo introduce la nozione di elementi, qualitativamente immutabili, ma molteplici per numero. Essi sono capaci solo di unirsi e separarsi. Il principio non è dunque unico, ma ha una struttura molteplice.

Amore e Odio principi del movimento

Cosa spinge tuttavia gli elementi ad incontrarsi e separarsi? Di per sé gli elementi sono inerti. Serve dunque un nuovo principio qualitativamente diverso da quello materiale che giustifichi il movimento. Occorre quella che Aristotele più tardi chiamerà una causa efficiente, che spiega appunto l’origine del movimento. E necessario altre sì una causa finale che ne spieghi il punto d’arrivo. Empedocle individua nell’Amore e nell’Odio le forse che uniscono e separano gli elementi.

Pare dunque che per Empedocle le cose siano per la durata di un incontro e non siano più allorquando subentrata l’abitudine finisce l’amore. “Nulla si crea e nulla si distrugge” dunque, ma tutto si trasforma. Infondo anche Eraclito aveva già riconosciuto il ruolo del Polemos (contesa) e della Dike (giustizia/armonia) come principi di contesa e riconciliazione. In lui non era tuttavia presente una distinzione chiara rispetto al principio materiale. Ad essere molteplici dunque non sono soltanto gli elementi ultimi della realtà, ma anche le cause che la determinano.

Amore e Odio, sono per Empedocle forze concorrenti ed entrambe necessarie. Sono forze antagoniste che si annullerebbero a vicenda. La sola presenza dell’Amore equivale al momento nel quale è tutto contratto nella somma unità, sferica e senza parti (l’essere parmenideo). La sola presenza dell’Odio è invece il momento in cui tutte le parti sono scisse, in un caos senza forza né possibilità di determinazione (l’essere di Eraclito). L’amore fa nascere, l’Odio distrugge. Senza l’azione reciproca delle due forze la vita non sarebbe. La vita è che si nasce e poi si muore insomma!

L’universo è dunque un cosmo che ciclicamente si richiude in se stesso sospinto dall’amore e altrettante volte si riscompone i minuscoli frammenti senza forma percorso dall’Odio. Le cose che sono sussistono nelle fasi intermedie dell’essere.

Che tu sia per l’amore o per l’Odio dovresti mettere un bel “like” 😛

Come è possibile la conoscenza?

Empedocle è per altro fra i primi pensatori a porsi il problema di come sia possibile una conoscenza delle cose. La sua teoria può oggi sembrare banale (neanche troppo). Rappresenta, tuttavia,  il primo tentativo di spiegare l’origine della conoscenza. Secondo il filosofo eclettico infatti le cose sprigionano degli effluivi, particelle infinitesimali degli elementi di cui sono composti, che arrivano ai nostri sensi. Le parti simili dei nostri organi “rispondono” riconoscendosi a vicenza. Il fuoco che è in noi  “conosce” il fuoco che è nelle cose e così vale anche per l’acqua, l’aria e la terra. Il simile conosce il simile questo è il principio elaborato da Empedocle. L’altro assunto è che la conoscenza ha origine dall’esperienza (non più fonte di inganno dunque).

Potremmo ragionare sul fatto che in effetti i sensi come gusto e olfatto sono effettivamente prodotti da particelle che stimolano i nostri recettori. Che anche nel caso della vista, dell’udito e del tatto la sensazione origina da un “riconoscimento” di stimoli esterni ben precisi (frequenze di onde luminose, sonore ecc.). Non importante tuttavia stabilire quanto Empedocle fosse moderno. Quello che conta è piuttosto riconoscergli il fatto che per primo propose, come detto, la questione gnoseologica delle condizioni di possibilità della conoscenza. Riconobbe inoltre ai sensi e all’esperienza il primato sulla riflessione e i ragionamenti. In questo senso egli è forse il primo filosofo empirista della storia.

Conclusioni

Si tratta di pensatori che spesso passano in secondo piano, proprio perché non introdussero nuovi concetti. La nascita della filosofia eclettica segna tuttavia il passaggio dalla produzione di pensiero all’elaborazione dello stesso. La filosofia è infatti un porre in dialogo le diverse posizioni, bilanciarne gli estremismi e laddove possibile conciliarne le posizioni. Zenone che pure aveva posto in dialogo le posizioni opposte, aveva tuttavia ridotto al paradosso la questione. Diverso è l’atteggiamento degli eclettici. Questi pur accettando l’assunto di fondo dell’essere parmenideo, prendono in seria considerazioni le tesi dell’avversario. Abbiamo inoltre visto come Empedocle introduca contestualmente la causa efficiente (direi anche quella finale) come principio del movimento. Questo permette di rielaborare tanto la posizione di Parmenide, tanto quella di Eraclito, di porle in sintesi. L’amore e Odio rappresentano due momenti dell’essere, che pure resta uno.

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