Epicureismo: riassunto. Filosofia post-aristotelica

EPICUREISMO: LA CRISI DELLE POLIS

L’epicureismo si afferma con la morte di Alessandro Magno, che inaugura l’Ellenismo. Il suo impero viene frazionato in una quantità di regni minori.  Ogni regno aspira all’egemonia. L’asse geopolitico viene spostato ad oriente. Occorre adesso unire la cultura greca con quella orientale (koiné). In questo contesto il ruolo delle polis greche viene notevolmente ridimensionato. Anche il ruolo del cittadino greco e dell’uomo di cultura subisce la stessa fine.

Il cosmopolitismo alessandrino produce perciò un individualismo. Produce il distacco dalla vita politica della città. Una nuova ricerca di senso si riversa anche in filosofia. I pensatori non sentono più l’esigenza di rivolgersi alla vita pubblica o alla somma conoscenza delle cose. Tipico è piuttosto il ripiegamento su se stessi e il piano problematico dell’esistenza. Diventano fondamentali questioni di tipo etico, sula felicità, sul dolore, la virtù, ecc. Atteggiamento comune sarà poi intendere la virtù e la felicità come distacco dal mondo. La filosofia diventa allora una sorta di terapia dell’anima, una filosofia di vita.

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La scuola di Epicuro 

Come le altre scuole formava un associazione di carattere religioso. La divinità al quale fu associata fu lo stesso fondatore della scuola. Alla scuola potevano partecipare tutti anche le donne, giacché essa era fondata sulla solidarietà e sull’amicizia dei suoi membri. Nessuno dei discepoli apportò modifiche alla dottrina epicurea, che si mantenne fedele per tutta la sua durata.

Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come liberazione dalle passioni. Essa è uno strumento che serve a risolvere questioni esistenziale (cura dell’anima).  E’ un farmaco per l’anima (“quadruplice farmaco”). Serve a

L’epicureismo divide la filosofia in tre parti: canonica (legata con la fisica, tanto da costituirne quasi una sezione di essa) fisica ed etica.

LA CANONICA

La logica  o teoria della conoscenza vengono definiti canonica. Questo perché Epicuro era interessato a fornire un criterio di verità per la conoscenza (Canone per l’appunto). Criterio di verità sono: le sensazioni, le anticipazioni, le emozioni.

La sensazione è prodotta dal flusso di atomi che si staccano dalla superficie delle cose. Questo flusso produce immagini (eidola), da queste immagini derivano le sensazioni. Dalle sensazioni derivano le rappresentazioni fantastiche, che risultano dalla combinazioni di due o più sensazioni

Dalle osservazioni ripetute e conservate nella memoria derivano le anticipazioni. I concetti servono ad anticipare la percezioni degli oggetti. Se si dice uomo, noi richiamo alla mente attraverso la memoria la percezione dell’immagine sensibile.

Il terzo criterio di verità è l’emozione, cioè il piacere, che costituisce la norma per la condotta pratica della vita. Non è perciò un criterio logico, ma un criterio pratico esistenziale.

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LA FISICA

Come succedeva per la logica anche per la fisica l’epicureismo ricalca le dottrine democritee sull’atomo.

La dottrina epicurea è perciò fortemente materialistica. Esclude la presenza nel mondo di ogni anima o “principio” spirituale.

Essa è anche meccanicistica. Esclude qualsiasi finalismo. Spiega inoltre le cose che sono attraverso il semplice movimento (casuale).

Epicuro afferma che tutto ciò che esiste è corpo, perché solo il corpo può agire e subire. Di incorporeo viene riconosciuto solo il vuoto, in quanto è ciò che permette ai corpi di muoversi. Ogni corpo per Epicuro è composto da corpuscoli indivisibili (atomi). Gli atomi si muovono nel vuoto infinito dove si urtano e si combinano tra loro. Il loro movimento è casuale, non obbedisce ad alcun ordine provvidenziale, o finalistico, ma alle sole leggi della fisica. Dato poi Che Epicuro ammette solo il movimento verticale, per spiegare l’incontro degli atomi tra di loro, viene elaborata la teoria del clinamen (deviazione casuale del movimento in linea retta).

Il rapporto con la religione

L’epicureismo in questo suo materialismo estremo, ammette tuttavia l’esistenza degli dei. Poiché gli uomini hanno l’immagine della divinità, essa deve esistere. Gli dei hanno la forma umana che è la più perfetta, si intrattengono tra di loro in amicizia e occupano gli spazi vuoti fra mondo e mondo. Ma non si curano né del mondo, né nell’uomo. Perciò il rispetto che l’uomo deve al Dio non deve essere quello che deriva dal timore, ma quello proprio della venerazione per la loro eccellenza.

L’anima è anch’essa corporea, composta da minuscole particelle che sono diffuse in tutto il corpo. Tali particelle sono più sottili e rotonde delle altre e perciò più mobili. Con la morte le particelle dell’anima si separano tra loro annullando ogni possibilità di sensazione.

L’ETICA NELL’EPICUREISMO

La felicità per l’epicureismo consiste nel piacere. Il piacere costituisce il criterio di scelta. Esistono due tipi di piacere: stabile (come privazione del dolore), e in movimento (che consiste nella gioia e nella letizia). La felicità deriva da una completa privazione del dolore e quindi risiede nel piacere stabile. Si definisce inoltre come atarassia (assenza di turbamento) e aponia (assenza di dolore).

Il piacere per Epicuro è la pura e semplice distruzione del dolore. Questo carattere negativo del piacere induce alla limitazione e alla privazione dei piaceri vani, mentre solo i desideri e i bisogni necessari vanno appagati e  soddisfati.

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Il calcolo dei piaceri consiste dunque nel rinunciare ai piaceri da cui si trae un dolore maggiore e nel sopportare i dolori da cui deriva un piacere maggiore. Le virtù e in particolare la saggezza, strumento per il discernimento dei piaceri, si costituiscono come condizioni fondamentali per il raggiungimento della felicità. Il bene è dunque strettamente legato al piacere sensibile.

L’ esaltazione dell’amicizia e il rifiuto della politica:

L’amicizia per l’epicureismo è nata dall’utile ma costituisce di per se un bene di cui gli uomini no possono privarsi. L’esaltazione della saggezza è invece conforme alla linea epicurea del pensiero. Caratteristico è invece il rifiuto della politica, in quanto essa è utile e vantaggiosa per l’utile ed il bene sociale, ma fonte di turbamento nella vita del singolo e fonte di allontanamento dal piacere.

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