Adorno T. W.: riflessioni sul Wishfull thinking

Per motivi di riordino dell’assetto del mio Blog ho deciso di ricollocare i vecchi testi in una forma più snella. Sono come da titolo principalmente delle relazioni che scrissi durante gli anni universitari e che adesso riporto qui nel mio blog. L’Etica del pensiero di T. W. Adorno è una relazione di fine corso. Un po’ come le poesie fanno parte integrante del mio percorso formativo. Si tratta ovviamente di una stagione diverse e di luoghi pur sempre pubblici, ma restano pur sempre una testimonianza di ciò che ero.

Un nuovo paradigma conoscitivo in Adorno

Forse ancora peggio che con le poesie è dura a distanza di anni rileggersi. Al di là di uno stile molto “allegro”, che tuttavia ha il vantaggio di rendere il testo scorrevole, ci sono molte imprecisioni. Mancano quasi del tutto citazioni corrette e riferimenti precisi. Ho capito che ritoccare questo testo per renderlo fruibile in qualsiasi forma non potrebbe fare altro che stravolgere il testo. Del resto è quello che ho fatto per alcune relazioni già pubblicate di Habermas e Watzlawick. Vengono fuori per altro articoli pesanti e difficilmente indicizzabili. Credo per ciò più sensato lasciare tutto per com’è. Ho solo ammodernato il look.

Lo scopo del corso, incentrato sul libro della docente (C0noscenza e immaginazione nel pensiero di T.W. Adorno), era stato quello di dimostrare come a partire dalla dialettica negativa, fosse possibile costruire un nuovo modello di conoscenza. Il pensiero critico, deve per Adorno restare negativo, ovvero volontariamente non portasse a sintesi il concetto. Dietro c’è l’idea che dall’iperazionalizzazione del reale nascano i totalitarismi contemporanei. L’idealismo tedesco, quanto il materialismo e dopo il positivismo sono espressione della filosofia dell’identità. A questa Adorno contrappone l’attenzione per il singolo, il dissonante, il cognitivamente distorto. La filosofia è allora un’indagine quasi poliziesca che non guarda allo schema del tutto, ma all’eccezione al particolare che il “colpevole” di solito si lascia sfuggire. In questo caso il colpevole è la ragione stessa che procedendo astrattivamente rischia di non incontrare mai il reale.

Bene non mi resta altro che lasciarvi alla lettura del testo.

Adorno1

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