Sant’Agostino: riassunto. La verità abita nell’uomo

[su_spacer]La vita e le opere

Aurelio Agostino nacque a Tagaste nell’Africa romana. Il padre Patrizio era pagano mentre la madre Monica era cristiana. I sui primi anni d’infanzia trascorsero tra Tegaste e Cartagine. Nutre fin da subito un profondo amore verso i problemi di grammatica e retorica. Sarà una lettera dell’Ortensio di Cicerone ad indurlo agli studi filosofici. Aderisce così alla setta dei manichei. I suoi studi filosofici aumentano e l’impossibilità di risolvere alcuni dubbi riguardanti la dottrina filosofica manicheista. Questo agevolerà l’ascolto e l’accoglimento delle parole del vescovo di Milano Ambrogio, dopo essersi trasferito a Roma in cerca di migliori fortune.

Gli scritti di Plotino tradotti da Vittorino lo convincono dell’incorruttibilità e dell’incorporeità di Dio. Si ritira a vita privata a Verecondo. Qui scrive: Contro gli accademici, Sull’ordine, Sulla beatitudine, Soliloqui. Nel 387 ricevette il battesimo da Ambrogio.  Prima del ritorno a Ostia la madre muore. Sarà consacrato vescovo d’Ippona. Morì nel 28 agosto 428, dopo aver scritto le Confessioni e La Città di Dio.

Ragione e fede

Nei Soliloqui Agostino afferma: “ Deum et anima scrire cupio”, desidero scrivere sull’anima e su Dio. La sua ricerca è volta a Dio e all’anima, poiché cercare l’anima significa cercare Dio.

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Ragione e fede devono necessariamente collaborare per il raggiungimento di tale scopo (crede ut intelligas, et intellige ut credas). Per raggiungere la verità, infatti, c’è bisogno di una salda fede. Per rinforzare la fede è necessario a sua volta filosofare. L’oggetto della ricerca Agostiniana non è il cosmo, ma l’uomo.

Contro lo scetticismo e la teoria dell’illuminazione: dal dubbio alla Verità.

Contro gli scettici Agostino argomento che non è possibile dubitare di se. Il dubitare stesso presuppone di per sé un qualche rapporto dell’uomo con la verità.

La Verità immutabile e perfetta non può necessariamente essere l’uomo mutabile e imperfetto ma Dio. L’uomo non fa che accogliere semplicemente una parte di quella verità che è data in dono da Dio. Dio illumina la nostra mente permettendole di apprendere. Come il sole permette all’occhio di vedere e distinguere tra le tenebre, Dio permette di conoscere una verità che comunque non appartiene all’uomo.

Come Platone, Agostino ritiene che esistano delle verità nell’uomo innate, che derivano però da Dio. Egli è la verità immutabile. Non è la ragione dell’uomo ma la legge che la regola. La verità risiede nell’uomo. Per carpirla bisogna chiudersi nella propria interiorità per aprirsi a Dio. Poiché essa trascende la natura dell’uomo, tuttavia, non è mai pienamente posseduta. Rimane pur sempre un mistero, che l’uomo può in questa vita solo riconoscere e amare.

Dio come Essere, Verità e Amore

Dio è verità. Ed è insieme essere, trascendenza, rivelazione, logos e verbo. La ricerca dell’uomo rende manifesta l’essenza di Dio e dello Spirito Santo. Egli è amore. Amare Dio significa pertanto amare l’Amore. Questo non è possibile se non si ama chi ama, cioè il prossimo. Dio si rivela come  Verità e Amore, solo a chi le ricerca. Questo non avviene se non si sprofonda entro se stessi e non si riconosce il vero sé. Solo aldilà di sé si riesce ad intravedere la vera essenza trascendentale di Dio dettata proprio dall’impossibilità di raggiungerla.

Le determinazioni trascendenti di Dio si manifestano esclusivamente nell’atto della ricerca. Questa non può avvenire se non per un richiamo di questa stessa trascendenza di Dio. Dio è la condizione della sua ricerca. È inoltre condizione dei rapporti inter-umani. Essendo Dio Amore, condiziona e rende possibile ogni amore.

La struttura trinitaria dell’uomo e il peccato

L’uomo può cercare Dio proprio perché la sua condizione di uomo glielo consente, perché egli è come Dio in minor grado. Egli è come Dio è Essere, conosce come Dio è Somma intelligenza, ama come Dio è Bontà infinita. Ha cioè memoria, intelligenza, volontà e amore.

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 L’uomo può cercare Dio e rapportarsi al suo essere. Può, tuttavia, allontanarsi da questo generando il peccato. Ogni uomo è vecchio, nel senso che è segnato dalla vita e dal tempo. Può però divenire un uomo nuovo aderendo a Dio. La scelta consiste nell’adesione o nella non adesione a Dio. Il peccato è dunque defezione volontaria o allontanamento da Dio.

Il problema della creazione e del tempo:

In quanto Dio è Essere egli è il fondatore di tutto attraverso il Verbo. “Dio disse” recita la genesi. il Logos è ciò che crea il mondo, la razionalità che lo permea. Logos è Figlio persona del Padre.  Il Logos ha in sé tutte le idee o le forme secondo cui tutte le cose sono create. E’ impossibile separarlo da Dio. Questo  significherebbe infatti ammettere un’assenza di ragione prima dell’atto della creazione. Le idee divine implicite in Dio determinano l’ordine del mondo.

L’atto della creazione è quello che genera il tempo. Non avrebbe senso chiedersi cosa facesse prima della creazione Dio, proprio perché prima di essa non esiste un “prima”. In Dio nulla è passato e nulla è futuro perché il suo essere è immutabile. La dimensione dell’eternità è quella dell’eterno istante. Uno, tutto e indistinto.

La scorrevolezza del tempo, viene per Agostino avvertita dall’anima. Il tempo è nell’anima dirà. Non è nelle cose. Le cose sono in un eterno presente. L’anima si ritrae con la memoria di ricordare il passato. Con l’attenzione percepisce il presente. Con l’attesa prepara futuro. Il tempo trova nell’anima la sua realtà.

La polemica contro il manicheismo e il problema del male

Il problema del male consiste nell’inconciliabilità dei due principi in lotta, del bene e del male. Se il male nuocesse a Dio, esso non sarebbe incorruttibile. La visione manicheista intende la realtà eretta da due principi e questo è in contraddizione con la visione cristiana monoteista. Per Agostino si pone il problema della conciliabilità dell’esistenza del male nonostante la presenza di Dio, che è Essere Verità e Amore.

La soluzione si Sant’ Agostino: la non sostanzialità del male

In quanto Dio crea. Tutto ciò che crea è bene, tutto ciò che è male è semplicemente una privazione di bene. Il male non ha una sua propria realtà. Nello specifico:

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Agostino sfocia dunque in un ottimismo teologico radicale.

 La polemica contro il pelagianesimo

Per Pelagio l’uomo è naturalmente capace di operare virtuosamente senza bisogno del soccorso straordinario della grazia. Per Sant’Agostino il peccato è nella finitezza stessa dell’uomo. Il suo è un peccato originale, insito nella creazione stessa. L’atto della creazione “rompe” l’indeterminatezza. Crea il finito, la possibilità, la scelta. E’ nella scelta che è possibile compiere il male. L’uomo è il male dunque. Questa struttura concettuale viene raffigurata nella Genesi tramite il racconto di Adamo che pecca mangiando i frutti dell’albero del bene e del male (la scelta).

L’uomo non può compiere il bene perché la scelta in sé, in quanto separazione, selezione di possibilità è privazione, mancanza, peccato. In questo senso il peccato è a monte, è il peccato della finitezza. Solo la grazia dunque salva. Agostino contro Pelagio afferma dunque che con Adamo ha peccato tutto il genere umano. Esso è perciò una massa dannata. L’anima dannata dal peccato viene trasmessa di padre in figlio attraverso la generazione del corpo (traducianismo). L’uomo può salvarsi solo con l’aiuto di Dio per atto di grazia. La sua volontà è libera soltanto quando non è asservita al vizio e al peccato

Libertà, grazia e predestinazione:

(gli interrogativi sulla teoria agostiniana della salvezza)

Come ricordiamo per Origene possono essere salvati tutti. Egli non intendeva infatti contraddire l’attributo di Dio come Bontà infinita. Per Sant’ Agostino le cose stanno diversamente. Da un lato possono essere salvati tutti. Per altri versi pare invece si possano salvare solo alcuni eletti o predestinati. Se qualcuno si salva e qualche altro no, infatti, Dio saprà già da sempre gli è destinato alla salvezza e chi alla dannazione eterna.

Il tema della salvezza tramite le opere e la grazia contrapposto all’idea di una predestinazione sarà centrale nella disputa rinascimentale. In questa sede ci basta solo notare come in effetti l’argomento sia sufficientemente complesso e di difficile risoluzione.

A scontrarsi sono infatti i tre attributi che elevati in sommo grado paiono contraddirsi. Se Dio è onnipotente perché permette il male (non è dunque Bontà infinita). La risposta come visto è il libero arbitrio. Tuttavia se Dio è anche onniscenza allora sa già quali scelte compiremo. Ne deriva che il nostro libero arbitrio è in realtà una predeterminazione. La grazia è dunque un atto che illumina tutti, ma alcuni scelgono di accoglierla altri no. La grazia si manifesta nelle opere, come volontà dell’uomo di abbracciare il bene. Il bene tuttavia non gli appartiene, è dentro di loro, può essere riconosciuto come dono.

Conclusioni 

Sant’Agostino è il primo filosofo cristiano in senso pieno. Egli è il primo a lasciar interagire in modo coerente e sistematico l’impianto filosofico classico con la dottrina cristiana. Affronta come tramite l’ausilio del neoplatonismo il problema del Male, quello della predestinazione. Risolve l’aporia strutturale del mondo classico che pensava rispetto a coppie di contrari. Egli tuttavia è anche l’anticipatore della modernità. La sua idea di soggettività come luogo della verità che pure non appartiene ad essa, verrà rielaborata da Cartesio.

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