Aristotele: riassunto. La metafisica

LA METAFISICA:

La parola metafisica è forse la più famosa nella storia del pensiero filosofico. La sua origine come spesso si racconta è però tra le più fortuite. Pare infatti che il libro in questione semplicemente si trovasse “dopo” quello della “fisica”. Quando Andronico di Rodi trascrissi le sue opere denominò il libro semplicemente “meta” “fisica”, insomma, lo intitolò, “dopo la fisica”. La definizione di Aristotele degli argomenti trattati è però quella di “filosofia prima”, per importanza e perché scienza fondativa. Scienza di tutte le altre scienze.

ARISTOTELE:

Aristotele è idealmente il successore di Platone anche se deve la sua fama al grande Alessandro Magno di cui fu maestro. Pare infatti che più per motivi economici che di merito alla direzione dell’accademia fondata da Platone andò suo nipote Speusippo. Anche lui scrisse dialoghi al pari di Platone. Ma di essi non ci rimane quasi nulla (se non qualche titolo). I suoi libri, dalla forma più discorsiva, sono piuttosto “appunti” presi dallo stesso per le sue lezioni. Aristotele fu anche il grande sistematizzatore. Ad oggi l’organizzazione data alla filosofia presocratica è la stessa che diede lo stagirita. Egli, al pare di Socrate e di Platone era anche un nemico giurato del sofismo. Al pari degli stessi tuttavia ne restò influenzato. Per comodità del lettore ho preferito dividere la trattazione dell’autore in de grosse aree: La metafisica e la Logica.

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 IL QUADRO DELLE SCIENZE PER ARISTOTELE:

La scienza è per Aristotele lo studio delle cause. Si distingue dalla semplice empiria (osservazione), che è la pura descrizione di un fenomeno. Essa si divide in scienze teoretiche che hanno per oggetto il necessario e scienze pratiche e poietiche che studiano il possibile. Le scienze pratiche si preoccupano dell’agire individuale (etica) e collettivo (politica), le scienze poietiche del fare (arte) e del produrre (tecnica).

Scienze teoretiche sono: la matematica, la fisica e la metafisica (anche filosofia prima o ontologia). La matematica studia l’essere come quantità. La fisica studia il movimento. La metafisica l’essere nella sua totalità.

Scienze pratiche sono l’etica e la politica, scienze poietiche l’arte e le tecnica.

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I QUATTRO SIGNIFICATI DELLA METAFISICA:

Aristotele definiva la scienza che studia l’essere in quanto essere filosofia prima. Essa è cioè la scienza che studiando le cause e i principi primi studia tutto l’essere. L’essere è studiato in relazione all’essere stesso e non i relazione ad altro. La scienza in questione è perciò detta anche ontologia, che letteralmente vuol dire appunto scienza dell’essere. L’espressione metafisica risale ad Andronico di Rodi, il quale ponendo gli scritti di filosofia dopo quelli di fisica formulò appunto l’espressione metà-phiusicà (dopo la fisica in greco). L’espressione divenne poi celebre e di uso comune.

Aristotele definisce la metafisica scienza:

  1. delle cause e dei principi primi.
  2. dell’essere in quanto essere.
  3. della sostanza.
  4. di Dio e la sostanza immobile.

Di questi 4 significa è il secondo che meglio spiega cos’è la metafisica. E’ studio dell’essere, ovvero, scienza generalissima di ciò che è (dell’esistente). Essa allora cercherà l’aspetto comunque a tutta la realtà ed è per questa ragione detta filosofia prima, mentre tutte le altre sono dette scienze seconde.  

L’essere

Se dunque la metafisica è la scienza dell’essere occorre definire che cos’è l’essere. Aristotele pensa che l’essere non ha un unica forma, bensì si manifesta in molteplici modi. I molteplici modi dell’essere vengono però raccolti quattro grandi significati principali. L’essere come:

  1.  accidente,
  2. categorie,
  3. vero e falso;
  4.  atto e potenza

Delle quattro definizioni la più importante è l’essere come categorie.

Le categorie:

Sono le caratteristiche fondamentali e strutturali dell’essere. Sono vale a dire le determinazioni generalissime di un oggetto: sostanza, quantità, qualità, relazione, agire, subire, dove, quando, avere e giacere.  Es. un oggetto ha di un dato colore (una data qualità). Esso potrà cambiare quella data qualità, ma non il fatto di avere una qualità. Lo stesso dicasi per la quantità, la relazione etc. etc.

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Da un punto di vista ontologico (metafisico) sono i generi supremi dell’essere. Da un punto di vista logico sono i modi con cui si predica delle cose, ovvero, con cui definiamo una cosa. LO STUDIO DELLA METAFISICA E QUELLO DELLA LOGICA COINCIDONO RISPETTO AL LORO OGGETTO (LE CATEGORIE).

Un uomo (sostanza) è brutto (qualità), alto (quantità), vicino o lontano (relazione) fa o subisce qualcosa (agire e patire), e in questo luogo in questo tempo.

 

Il principio di non contraddizione

La sostanza è l’equivalente ontologico del principio logico di non contraddizione. Il principio di non contraddizione è il principio generalissimo della metafisica:

Il principio sancisce l’impossibilità logica di affermare e negare nello stesso tempo uno stesso predicato intorno a uno stesso soggetto. E l’impossibilità ontologica che un determinato sia e non sia quello che è.

Il principio di non-contraddizione non può essere dimostrato. Questo per due ragioni. La prima è che non di tutte le cose è possibile una dimostrazione. Ci sono dei principi primi che non possono avere dietro di sé altri principi che li fondano. La concatenazione delle giustificazioni deve infatti avere un primo punto di partenza. L’altra ragione è che esso è auto-evidente e in-aggirabile. Il principio di non contraddizione infatti appare intuitivamente. “L’essere è” e un’affermazione chiara che non ha bisogno di nessuna spiegazione. Ma non può neanche essere infranto. Nessuno può dire che una cosa è e contemporaneamente non è.

Tuttavia qual’ora qualcuno insistesse nel tentativo di confutarlo, sarebbe allora possibile dimostrare contro di esso la sua fallacia. Chi afferma che il principio di non contraddizione non è valido, sta già affermando qualcosa. E nell’affermare utilizza già il principio di non contraddizione. Si dice che l’oppositore è caduto in una petitio principioSta già usando, vale a dire, il principio che si intende confutare. L’unico modo che l’interlocutore avrebbe per non cadere in contraddizione con se stesso sarebbe tacere. Cosa tuttavia v’è da obiettare a chi tace? Questa via è definita dallo stesso Aristotele dimostrazione per confutazione ed è una dimostrazione sui generis. I più maliziosi lo definirebbero un maestro di sofismo.

Cos’è la sostanza

 Per Aristotele la sostanza è ciò che è individuato concretamente, il “questo qui” che funge da soggetto reale di predicati. Il soggetto sostanziale (la sostanza delle cose) è un ente autonomo, che a differenza dei suoi predicati (o attributi della cosa) non dipende da null’altro che da sé. L’essere è in definitiva un insieme di sostanze e di qualità di sostanze.

La sostanza è poi in sinolo di forma e materiaLa forma è l’elemento attivo, che determina l’essere della cosa. La materia è l’elemento passivo in quanto determinato dalla forma. La forma è dunque ciò che struttura la materia (che le dà sostanza), ma non sussiste separata da essa. Per Aristotele ciò che è, è sempre unione di forma e materia (sinolo).

La teoria delle quattro cause:

La teoria della sostanza è connessa alla dottrina delle quattro cause. Per Aristotele la scienza dell’essere (o scienza della sostanza) è infatti scienza solo perché studia le cause. Nel caso della metafisica si tratta allora di studiare non le cause di questo o quel fenomeno, ma delle cause  dell’essere in quanto essere. La sostanza (come sinolo) ha dunque una causa materiale (di cosa è fatta) ed una formale (cos’è). Poi ha anche una causa efficiente (ciò da cui ha origine) e una causa finale (ciò cui tende).

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La critica alle idee platoniche:

Per Aristotele la causa forma delle cose (la forma, l’essenza), non può che risiedere nella cosa stessa, e non fuori di essa (nell’iperuranio platonico). La sua posizione è perciò immanentista. Le idee di Platone sono perciò solo degli inutili  doppioni.

 

La dottrina del divenire:

 Per Aristotele il divenire è spiegato come un passaggio da un tipo di essere ad un altro tipo di essere. Egli perciò non ammette l’esistenza del non essere. Il divenire infatti non è un passaggio dall’essere al non essere, ma un passaggio dall’essere in potenza all’essere in atto.

Per potenza si intende la possibilità della materia di assumere una data forma. Per atto si intende la realizzazione di tale possibilità. La materia è poi potenza pura, ovvero, pura capacità di ricezione. La forma è invece sempre in atto, principio di realizzazione. L’atto è definito anche entelechia, che in greco vuol dire appunto realizzazione. Esiste una priorità logica, gnoseologica e ontologica dell’atto sulla potenza. L’atto infatti è ciò che determina l’infinita potenza materia, che le dà cioè sostanza (priorità ontologica). Inoltre se conosciamo le potenzialità di una cosa, ne conosciamo appunto anche l’atto (priorità gnoseologica). Alla domanda è nato prima l’uovo o la gallina Aristotele senza dubbio risponderebbe che è nata prima la gallina.

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 La materia prima…

 Forma e materia atto e potenza spiegano il divenire della cosa, assieme alle alte due causa (efficiente e finale). Se tutto è un passaggio dalla potenza all’atto, dalla materia alla forma, spesso succede che ciò che è potenza rispetto all’atto (il bambino rispetto all’adulto), sarà a sua volta atto rispetto ad una precedente potenza (l’embrione). Ciò che è forma realizzata sarà a sua volta materia da realizzarsi. Il bambino, per esempio, è forma realizzata rispetto all’embrione (atto), ma a sua volta “materia” (potenza) per l’adulto. Questo andamento lineare necessità di un punto d’arresto per così dire. I greci erano infatti convinti che l’infinito fosse fonte di imperfezione. Il limite alla catena a ritroso, dall’atto alla potenza, deve perciò essere una materia prima. Ad essa per converso deve corrispondere una atto puro (che non è potenza rispetto ad alcunché).

….  e l’atto puro.

 La teoria del primo motore immobile è formulata nella fisica, nella teoria generale del movimento. Aristotele afferma che tutto ciò che è in moto è necessario che sia a sua volta mosso da qualcosa. Quest’altro poi deve a sua volta essere mosso da qualcos’altro. Dato che non è possibile risalire all’infinito, per il motivo detto poc’ansi,  deve sussistere un primo motore, che muove tutte le cose, senza essere a sua volta mosso.

Il primo motore immobile sta dunque fermo e attrae a se le cose, come l’oggetto d’amore attrae il suo amante. Dio è immobile, perché è forma pura e dunque puro atto. In lui ciò non v’è alcuna possibilità che attende d’essere realizzata, egli è già in sé realizzato. La materia prima essendo priva di forme è “affamata” di esse, tende cioè alla sua realizzazione mediante la forma.

Dio in quanto atto puro è sostanza incorporea, eterna e necessaria, è causa finale del mondo, ma non causa efficiente (non lo crea). Egli in quanto sostanza realizzata non manca di nulla e non aspira a null’altro che a se stessa. E’ intelligenza pura. Essendo perfetto, non può che pensare la perfezione stessa: pensa se stesso pensante.

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SCHEMA RIASSUNTIVO

 

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