Follia assennata: lettera ad un’amore d’amica

Ti scrivo da questo computer sul quale ho scritto della mia follia. Nessuna delle quali avevo nel cuore. Ti scrivo perché qualcosa di me possa restare. Perché la voce che ancora ti sussurra il mio nome possa di nuovo e per l’ultima volta temere e tremare. So di avere commesso tanti sbagli. Tante cose come il tempo sono andate via. So che in questo momento potrebbe assolutamente non importanti nulla di ciò che scrivo.

Gli anni sono scivolati via inseguendo i loro ghirigori e la loro follia

Ho sperato fino alla fine che questi anni avessero un loro senso, una loro logica. Ho creduto finché ho potuto che la vita ci avesse destinato, che era solo questione di tempo. Non è stato così, ma poco importa. Quel che importa e che le parole d’amore siano state dette. Almeno una volta, anche se invano, anche se fuori luogo e fuori tempo. Forse ciò che conta dell’amore è solo che venga proferito.

Forse è solo che stare assieme è l’unico scopo della vita. La vita trova i suoi spazi e i suoi tempi ma dona a tutti la misericordia dell’amore. E’ solo che aspetto un perdono che nessuno se non io potrò darmi. Perdono per ciò che sono, perdono per non aver saputo mai essere io a fare o dire la cosa giusta al momento giusto, perdono per la rabbia ceca, ancora segno di debolezza, perdono per l’incontinenza e per l’intolleranza, per l’egoismo, per l’incapacità di ascoltare null’altro che me stesso.

Il perdono è una cosa che scende dal cielo è qualcosa che tu da solo non puoi dare a te stesso

Il perdono è ancora quella voce dentro che per un po’ ti ha maltrattato che poi ha taciuto e infine si è innamorata anche lei.

Credimi mi dispiace, mi dispiace come le parole che non so dire, mi dispiace come la voce che non so trovare

Ho visto ed è stato terribile e so che tu hai dovuto vedere e so che non è stato facile. So che certe cose ti resteranno impresse nel cuore come l’immagine di un tormento, i segni di un’ustione. Non riesco neanche a immaginare quanto coraggio ti ci è voluto e il vuoto che ti si è scavato dentro al cuore. Te l’ho scritto allora e te lo ripeto: perché fare finta di essere forti? Forse vale la pena lasciarsi andare, fingere non fa mai bene, alla fine finisci che sei schiavo di una parte, che neanche più tu capisci se dici vero o fai finta. Alla fine finisce che sei ancora più solo perché all’appello manchi pure tu. L’uomo è fragile, costantemente alla ricerca di senso.

Vi ho visti….

La sorte è strana ero convinto che fossa lui l’intruso nella tua vita, che fosse lui in più, e invece no! Ero io il prodotto di un periodo, ero io una stagione, ero io ad essere stato colto sempre e solo impreparato di fronte alla vita. Ho un peso dentro allo stomaco che sale e scende, ho un ricordo la notte che non mi fa dormire e un pensiero alla mattina che mi fa svegliare. Eri tu ed eri fatta per me.

Perché ti ho cercato sino alla follia

Eppure è così, per quell’indiscutibile calma che mi comunicavi, per quell’assoluta capacità di ascoltare, la fiducia cieca che in me riponevi. Per il mondo intorno a me che mi hai insegnato a vedere.

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In tua assenza non ho fatto molto, solo ho imparato a piangere, imparato che non tutto nella vita si può avere. Resto ancora un sognatore che si rifiuta di pensare che il mondo sia per come me lo hanno raccontato. Il mio cielo lo voglio ancora viola, perché blu è il colore che deve avere il mare e verde quello del cuore. Resto un bambino, non ho saputo crescere. Altro non sono, altro non voglio sapere. L’amore è il filo di speranza che tiene unite tutte le cose. E’  l’unica speranza di una vita eterna, è ciò che testimonia il nostro passaggio sulla terra e lo nostra follia.

Ho deciso di restare solo, perché nessuno se non io subisca il torto e l’offesa, perché nessuno l’umiliazione e l’arresa. Sto con i bambini per il modo incondizionato che hanno di chiedere, per la genuinità che ci mettono nel fare le cose e perché almeno loro non hanno smesso di sognare.

Le cose che prendo adesso ti ridò

Ti devo tanto, ti devo tutto, le cose che vedo ora, le cose che penso, quelle che faccio, tutto mi parla di te. Sono diventato una persona migliore. Adesso le cose sono finite e un solo cruccio nel cuore: la consapevolezza che non puoi dire altrettanto.

La certezza che non sono come tutti gli altri, che non so e non posso essere come tutti gli altri, che non posso e non devo stare tra le fila, che devo essere il primo. Sono stato il primo e questo può bastare. Qualcosa dentro dice addio, qualche altra vorrebbe restare, ma è follia.

Non avevi bisogno di bussare, avresti solo dovuto entrare…

Se ho avuto delle colpe le ho riscattate. Se c’è qualcosa che ho sbagliato chiedo scusa. Spero che queste scuse siano bene accette, il mio cuore per te non ha porte, la mia stima non ha confini. L’unico modo che trovo per amarti è farmi ancora una volta da parte, lasciare andare semplicemente perché non so impedire, accettare solo perché rifiutare non cambierebbe assolutamente nulla.

SAI PERCHÉ’ LE FERITE SONO IMPORTANTI? ==>>

 

Dico basta come lungo segno d’arresa, se c’era qualcosa da fallire, io ho fallito tutto, se c’era qualcosa da dimostrare non ho saputo dimostrare nulla. Solo, sono stato sincero, fino all’inverosimile, fino all’ingenuità. Non ho saputo riconquistarti, non ho meritato di stare con te, ma almeno non ho mentito né a te né a me. Almeno non ho accettato compromessi alla follia.

Mea culpa…

Continuerò a pensarti insieme alle strade e alle canzoni. Inizierò col dirti addio

Poche parole e qualche goccia di limone!

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